L'Italia e le lobby: alla ricerca di una regolamentazione possibile
Gruppi di pressione e Unione Europea
La nascita di un rapporto tra i gruppi d'interesse e le istituzioni dell'Unione può essere collocata già nel 1951, anno in cui venne istituita la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio e in cui la Confindustria italiana aprì il primo ufficio di rappresentanza a Bruxelles. L'Unione Europea, in ragione del proprio particolare assetto istituzionale, è stata da sempre estremamente favorevole a un rapporto intenso e crescente coi gruppi di interesse, sia per la sua struttura di multilevel governance, che offre diversi punti di contatto tra essi e le istituzioni, sia per la storica debolezza delle formazioni partitiche europee.
Nei sistemi statali i partiti rappresentano la cerniera tra la società, della quale aggregano le richieste, e le istituzioni. In Europa il loro ruolo è invece scarsamente incisivo ed è in qualche modo rivestito dalla presenza dei gruppi di interesse. La mancanza di un vero e proprio modello di democrazia rappresentativa ha reso l'Unione Europea dipendente da questo secondo canale “partecipativo” rappresentato dai gruppi di interesse e dalle relative organizzazioni. Inoltre, i gruppi d'interesse sono direttamente coinvolti nel procedimento legislativo attraverso l'azione dei comitati (cfr. infra). I sistemi statali in cui il governo domina una maggioranza parlamentare producono delle decisioni a livello legislativo che contrappongono nettamente “vincitori e perdenti”. Questo non succede in Unione Europea, in cui ogni legge, regolamento e decisione sono frutto del compromesso e della negoziazione.
Questo significa che nessun interesse diventerà l'unico “dominante” e che ogni lobby si troverà a dover competere con altre allo stesso livello, ma soprattutto a cercare alleanze. Rispetto alla disciplina statunitense, che regolarizza l'attività di lobbying attraverso una normativa precisa e puntuale (hard regulation), quella comunitaria è caratterizzata soprattutto da codici di condotta (rivolti sia ai parlamentari e ai funzionari dell'Unione che ai lobbisti) e dall'autoregolamentazione (soft regulation). In questo capitolo saranno analizzate sinteticamente le competenze e le attività delle istituzioni comunitarie, in funzione dell'illustrazione dell'attuazione del principio di trasparenza e del grado di partecipazione e di ammissione dei gruppi d'interesse all'elaborazione delle politiche e delle attività legislative comunitarie.
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L'Italia e le lobby: alla ricerca di una regolamentazione possibile
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Informazioni tesi
Autore: | Beatrice Pesente |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze della Comunicazione |
Relatore: | Gianluca Gardini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 126 |
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