Graffitismo a Bologna: analisi della scritta murale in tre quartieri
Graffiti urbani e modelli di controllo sociale
Le politiche di contrasto al graffitismo si fanno sempre più forti sia negli Stati Uniti che in Europa, dove le autorità hanno ormai ben chiaro come la sensazione di disagio del vivere urbano si accompagni al degrado prodotto dalla rottura dei codici tradizionali di comportamento, di convivenza e cura del territorio. Le scritte murarie, così come tanti altri segni di scarso rispetto per l'ambiente pubblico, sono percepite dal cittadino come segnali d'assenza delle istituzioni e come un'ostentata offesa alle norme di comportamento comunemente ammesse. Inoltre, le forze dell'ordine ben conoscono la celebre teoria delle “Broken windows” di J. Q. Wilson e G. L. Kelling (1982), che sostiene come il degrado sociale e ambientale nei quartieri urbani può, se non controllato, incentivare la proliferazione della criminalità, in quanto spia dell'indebolimento dei controlli formali ed informali del territorio.
Rob White nel suo saggio intitolato “Graffiti, Crime Prevention e Cultural Space” (2000) espone due tipi d'approccio ai piccoli atti devianti:
Il primo modello denominato “tolleranza zero” si riferisce ad uno stile di polizia invasivo designato a “stroncare il crimine sul nascere”. Esso, discendendo direttamente dalla teoria di Wilson e Kelling (1982), prevede un'applicazione particolarmente intransigente di norme di pubblica sicurezza nei confronti anche delle piccole trasgressioni. L'abitudine alla legalità secondo questa teoria dovrebbe produrre in breve tempo, oltre che alla riduzione della microcriminalità, anche un calo dei reati maggiori. Secondo i critici, la tolleranza zero produrrebbe buoni risultati solo nel breve periodo; questa strategia d'ordine pubblico richiede, infatti, impegni finanziari e risorse che sarebbero insostenibili nel lungo periodo. Le campagne di legge e ordine sempre secondo chi critica quest'approccio, sono sintomatiche e non curano la causa della devianza ma solo i sintomi. In più questa strategia è stata accusata d'essere molto discriminatoria, riguardo a quali reati e quali gruppi bersagliare, e molto spesso nella sua applicazione essa porta ad una violazione di diritti civili e politici.
Un secondo modello di controllo, largamente utilizzato è quello della “prevenzione coercitiva del crimine” esso include alcuni provvedimenti come il coprifuoco per i giovani, la ronda persistente, l'identificazione continua delle persone che circolano in una determinata zona, un alto livello di sorveglianza nelle aree pubbliche e regole estensive d'accesso e comportamento, applicate ad alcuni luoghi della città come parchi e shopping center.
L'applicazione di queste misure è finalizzata ad escludere certi individui o gruppi dalle aree pubbliche e ad assicurarsi che ciò che le persone fanno negli spazi pubblici sia circoscritto e regolato.
L'efficacia di queste misure nel contrastare il graffitismo è incerta. L'evidenza porta, infatti, a credere che un controllo così pervasivo possa sembrare ai giovani e ad altri gruppi particolarmente vulnerabili (es. immigrati), ingiustificato e ingiusto incrementando il livello di risentimento nei confronti delle autorità e accrescendo il potenziale d'antisocialità.
Dove la coercizione non è stata accolta come soluzione, l'uso di misure legislative più forti come: l'arresto, l'uso del tribunale, il prevedere sanzioni o la riparazione dei danni per chi è sorpreso in flagranza di reato, è stato dimostrato giocare un ruolo importante nella prevenzione dei graffiti. Un'altra misura di gestione del fenomeno, non incompatibile con le altre, è la “prevenzione situazionale”, che consiste nel rimuovere l'opportunità di realizzazione di graffiti attraverso la manipolazione dell'ambiente fisico in cui essi di solito sono realizzati; Per esempio aumentando il numero di telecamere in determinate zone e usando, per costruire, un materiale resistente ai graffiti e facilmente ripulibile. Inoltre le superfici nere e una buona illuminazione sono risultate efficaci ne dissuadere i writers dallo scrivere.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Graffitismo a Bologna: analisi della scritta murale in tre quartieri
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Informazioni tesi
Autore: | Fabiana Movalli |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Asher Daniel Colombo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 96 |
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