Orme dell'ossessione - Temi e forme dell'espressione fobica nel New Horror a Hollywood dal disfacimento del corpo e del reale al sadovoyeurismo della contemporaneità
Gorno e feticismo
Il New New Horror si fonda su temi, figure e simboli, in una parola segni, che hanno caratterizzato la produzione horror degli anni Settanta, a sua volta specchio, come d’altronde l’intero cinema di quel periodo, di una cultura fortemente influenzata e impregnata già da qualche anno di Pop Art e di leggi di mercificazione. E la logica del consumo ha finito per assorbire la soggettività umana. Quando Appadurai parla di “feticismo del consumatore” intende riferirsi ad una produzione che non si basa più sulla creazione di un materiale al bisogno, ma anche di un bisogno al materiale: non è più il consumatore a scegliere la merce, ma la merce a scegliere il consumatore. Egli in tal modo diventa l’oggetto della sua merce. Diventa esso stesso merce. E lo diventa nella misura in cui scopre che il suo corpo non vale più per quello che è ma per ciò che è considerato in termini di scambio: con questo intendo dire che il corpo non è più concepito come unità ma come insieme di pezzi suscettibili di scomposizione e ricomposizione in vista della scoperta di nuovi possibili sensi e valenze semantiche. Il corpo è un giocattolo.
Una delle dominanti culturali della postmodernità, lo abbiamo già trattato, è l’amore per la superficie: il significato non risiede nel contenuto ma nella forma: per questo motivo anche il frammento, la parte di un Tutto significante, può funzionare a parte, senza la necessità di essere ricomposto in un’unità; a voler meglio dire, ogni singolo pezzo significa già di per sé a prescindere dall’unità significante che lo incorpora, a patto che vi sia un interpretante che ne risemantizzi il significato. «Scarto o reperto, il frammento postmoderno si presta a essere perennemente riutilizzato e mescolato con altri reperti sopravvissuti o provenienti da altre tradizioni».
L’episodicità e la frammentarietà dello scenario culturale contemporaneo si traducono sullo schermo cinematografico orrorifico per mezzo della rappresentazione di corpi che tendono a essere intesi, conosciuti, assimilati nella loro disorganicità: e ogni singolo arto o brandello corporeo diventa feticcio nella misura in cui lo si sovraccarica di un valore che ne risemantizza il significato, rendendolo strumento di scambio attraverso cui barattare con l’immagine il nostro bisogno sadovoyeuristico: in altri termini, l’immagine per esistere deve alimentarsi per mezzo di uno sguardo che si offra alla sua visione; lo sguardo a sua volta si concede all’immagine in quanto essa possiede l’unico alimento/elemento appropriato al suo nutrimento: l’immagine dei frammenti del corpo. Una delle critiche marxiste al sistema capitalistico è che esso si fonda sulla costruzione di falsi bisogni, sul soddisfacimento di bisogni che noi scambiamo per primari ma che in realtà non lo sono. Ciò che l’immagine veicola nel suo essere osceno, brutale, violento, risponde naturalmente a una pulsione sadovoyeuristica di fondo che esprime in questo suo aspetto, freudianamente parlando, il disagio della nostra civiltà: la disorganicità interiore del soggetto contemporaneo viene sublimata sullo schermo per mezzo della ossessiva e morbosa attenzione alle dinamiche di smembramento del corpo. E dal momento che il contenuto dell’immagine non appaga il bisogno, perché è un falso bisogno, allora si cerca di totemizzare la visione del frammento corporeo trasformandolo in feticcio. Solo così ne si apprezza la forma.
Il termine “feticismo” risale al XVIII secolo quando con tale definizione gli etnologi indicavano la pratica dei primitivi di sovraccaricare alcuni oggetti o animali di una forza magica trascendente, di cui era necessario impossessarsi o difendersi.
Questo brano è tratto dalla tesi:
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Informazioni tesi
Autore: | Luca Savarino |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze dello spettacolo e della produzione multimediale |
Relatore: | Franco La polla |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 126 |
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