Goethe e l'economia

Le cinque scuole economiche – cameralismo/mercantilismo, fisiocrazia, liberalismo/classicismo, presocialismo e scuola storica – lasciarono tracce della propria influenza nelle opere di Goethe, in parte in forma discreta di piccoli accenni, in parte sotto forma di temi principali.

La fisiocrazia e il tema delle cause economiche e politiche della Rivoluzione francese furono ripresi nell’opera farsesca “Der Bürgergeneral” (“Il generale borghese”, 1793). Tra economia e vita di tutti i giorni in una trama molto semplice, una felice coppia di contadini da poco sposata, seguendo l’ideale fisiocratico, si occupava del proprio appezzamento di terreno. La donna disse:

E se mio padre non riesce a capire come salvare la nazione francese dai debiti, allora dico io: Görge (il marito) evitiamo di fare debiti, noi. (Artemis VI, P. 673)

La semplice immagine di forme economiche naturali e di uno stato amichevole – patriarcale, delineata nell’opera “Der Bürgergeneral”, e la rievocazione dei principi della fisiocrazia non rappresentavano tutto ciò che Goethe seppe rispondere alle sfide della corrente dell’Illuminismo. Goethe riuscì ad infondere il suo pensiero sullo stato dal punto di vista politico in “Iphigenie e Tasso” (1787), dal punto di vista economico in “Wilhelm Meister” e “Faust”.

In un famoso passo dell’opera “Wilhelm Meister Wanderjahre”, (“Gli anni di viaggio di Wilhelm Meister”) Goethe mise in luce i pericoli legati al progresso tecnico; l’autore espresse la propria preoccupazione sul futuro corso del lavoro casalingo nelle zone di montagna, caratterizzate dalla presenza in ogni abitazione di un telaio al fine di integrare le esigue entrate del lavoro agricolo, e sull’opprimente minaccia dell’introduzione delle macchine in tali aree.

Quel che mi turba è si una preoccupazione commerciale, ma non del momento, no! Essa riguarda purtroppo l’intero avvenire. E’ il soppravvento sempre più esteso delle macchine, del sistema meccanico che mi turba e tormenta; è come un uragano che si avvicina lentamente, lentamente, ma ha preso ormai la sua direzione, e arriverà e colpirà […] Pensi che parecchie valli, come quella per cui è passato, si aprono fra i monti; dinanzi ai Suoi occhi è certo presente ancora la vita lieta e concorde a cui assistette per alcuni giorni, e di cui ieri nel vedere tutta quella folla festiva venuta qui da ogni parte ebbe la più gradita testimonianza; s’immagini ora questa vita languire a poco a poco, morire, questi luoghi selvaggi, animati e popolati da secoli, ripiombare nella loro primitiva solitudine. (Cap. XIII, P.403)