Il compenso del revisore legale - profili giuridici ed economico-aziendali
Gli studi sulla audit compensation: elementi introduttivi
Il tema del compenso del revisore legale oggi è stato affrontato da molti studiosi dell'economia aziendale. Sono presenti infatti numerose pubblicazioni a livello internazionale che trattano questo argomento.
Dopo i rilevanti scandali finanziari che hanno sconvolto lo scenario economico internazionale (es. Enron, Parmalat, Cirio, ecc.), scandali spesso resi possibili dalla presenza di revisori compiacenti, nel corso dell'ultimo decennio il tema del compenso è stato soggetto a diverse novità.
Il presente approfondimento nasce dalla volontà di chiarire quali sono le leve che influenzano il compenso del soggetto revisore e gli effetti che questo ha sul rapporto contrattuale tra auditor e client. Si è visto in precedenza come oggi di fatto non esista una tariffa professionale obbligatoria per i revisori perciò è lasciata alle parti la facoltà di stabilire il prezzo. Come si può definire quindi un congruo corrispettivo per il processo di revisione?
Il principio normativo prevede che il compenso deve “garantire la qualità e l’affidabilità dei lavori”. Partendo dal presupposto che il revisore deve quindi percepire un compenso congruo all'incarico svolto, il tema è comprendere come rendere operativo il concetto di “adeguatezza”.
Un punto di riferimento è dato dalla posizione d'indipendenza che il revisore deve avere nei confronti dell'azienda revisionata. L'indipendenza può venir meno se "l'entità del compenso è tale da limitare il tempo o influenzare le qualità professionali occorrenti per formulare un giudizio sul bilancio". Ciò detto l'art. 10 del d.lgs. 39/2010 ha stabilito che non può essere pattuito un compenso legato al risultato della revisione e deve essere data la facoltà al revisore di poter adeguare il corrispettivo in conseguenza di fatti straordinari che richiedano un'estensione dell'impiego necessario. Se il revisore accetta un compenso fisso, questo non può compromettere la qualità del lavoro nel caso in cui la cifra non sia adeguata per ricoprire l'impegno profuso.
In termini operativi, la determinazione del compenso deve tener conto, oltre al monte ore programmato, del ruolo rivestito dai dipendenti che materialmente si occupano dell'attività di revisione presso la società che ha affidato l'incarico. Per questo motivo è buona prassi inserire nella proposta di incarico non solo il totale.
La determinazione del compenso viene fatta al momento della proposta d’incarico, dato che il revisore non può definire in anticipo e con esattezza la natura e l'estensione del lavoro. Tale importo è stabilito dopo un’analisi del sistema aziendale, con particolare riferimento al sistema di controllo interno, al sistema amministrativo-contabile, al rischio globale generato dalle attività aziendali e a valutazioni interne del revisore. Il compenso è inserito nel contratto e difficilmente viene rivisto “in itinere”. L’analisi per definire il compenso viene perciò fatta sommariamente ex-ante.
Gli elementi indicati servono a quantificare il tempo necessario per attuare la revisione e individuare i profili professionali richiesti. La previsione di ore/uomo di lavoro, moltiplicata per la tariffa dei componenti il gruppo della revisione (come esposto nella tabella precedente), dà il costo della revisione. Sulla base dell’importo così individuato si apre poi la trattativa con il cliente.
Lo studio condotto da Gerrard, Houghton, Woodliff (1994) si è occupato di approfondire il legame tra le audit fees applicate dai revisori esterni e la presenza, all’interno della società revisionata, della figura dell’internal auditor. Il principio di revisione ISA n°610 prevede la collaborazione tra revisore esterno e interno: i ricercatori si sono chiesti se l’investimento da parte dell’impresacliente in una figura di revisione interna, sia compensato, al contempo, da una riduzione del compenso per il revisore esterno. Le evidenze empiriche mostrano che in alcuni casi questo legame è verificato, in quanto il revisore legale incaricato potrebbe utilizzare parte della documentazione validata dall’internal auditor, risparmiando così risorse fisiche e monetarie. In altri casi invece, essendo il revisore interno una figura che opera spesso individualmente, e non con l’ausilio di un team di lavoro, il revisore esterno potrebbe mantenere invariata la profondità dei propri controlli quindi, non ottenendo vantaggi in termini di tempo, applicherebbe la stessa tariffa.
Il settore dell’auditing oggi è caratterizzato da una sorta di oligopolio costituito dalle cosiddette “Big Four” che detengono il controllo del mercato dei servizi di revisione ormai a livello mondiale. Tra i loro servizi non compare solamente la revisione legale dei conti, ma nel corso del tempo hanno diversificato il loro portafoglio offrendo anche servizi di consulenza aziendale o fiscale, pareri su operazioni straordinarie, supporto all'internazionalizzazione o all'efficientamento dei sistemi produttivi, implementazione di sistemi con tecnologie informatiche, strumenti per l’attività di risk management e gestione della contabilità o dei sistemi di controllo interno.
Qualche anno dopo lo scandalo della società americana Enron, il Governo di Washington ha emanato una legge che ha posto dei limiti ai rapporti tra i soggetti revisori e le loro imprese-clienti. Questa norma del 2002 si chiama Sarbanes-Oxley Act (SOX): il principio fondamentale è che il revisore non può concedere servizi non inerenti alla revisione legale alla stessa società per la quale viene già espresso un giudizio professionale sul bilancio d'esercizio, a patto che non sia l'organo di controllo dell'impresa-cliente ad autorizzare i servizi suddetti. Questo divieto è stato imposto per evitare situazioni che avrebbero potuto compromettere l'indipendenza delle parti coinvolte. Allo stesso modo in Italia con il d.lgs. 39/2010 sono state delineate alcune fattispecie di servizi vietati, con misure ancora più restrittive per gli Enti di Interesse Pubblico (EIP). Se da un lato il compenso e i servizi non di revisione possono influenzare l’indipendenza e l’obiettività del revisore legale dei conti, dall’altro lato anche la qualità del processo di auditing potrebbe subire alcune conseguenze. Nei prossimi due paragrafi saranno approfonditi meglio questi due legami, prendendo spunto sia dalla letteratura nazionale, sia da pubblicazioni a livello internazionale.
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Informazioni tesi
Autore: | Simone Benigni |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università Politecnica delle Marche |
Facoltà: | Economia |
Corso: | Economia e Management |
Relatore: | Marco Giuliani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 129 |
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