La crisi dei primi anni Settanta come punto di svolta del fenomeno migratorio in Europa
Gli stati maghrebini e l’emigrazione a scopo di ricongiungimento familiare
L’emigrazione familiare è un tipo di emigrazione che si sviluppo già dagli anni Sessanta, ma vide il suo sviluppo soltanto nei decenni successivi. Se da una parte questo nuovo tipo di emigrazione era complementare alla preoccupazione dei paesi di invio riguardo la tutela dei diritti economici e sociali dei propri connazionali negli stati di accoglienza, dall’altra parte l’emigrazione familiare si opponeva all’obiettivo di favorire le migrazioni di ritorno, priorità prevalentemente algerina come si è visto nel paragrafo 2.1. Nel caso dell’Algeria, Adler spiega come le autorità del paese nordafricano fossero contrarie alle misure adottate dal governo francese volte a bloccare l’immigrazione familiare, ma allo stesso tempo si preoccupavano delle conseguenze legate a questo tipo di emigrazione, come ad esempio il distacco degli emigranti dal paese d’origine e una inferiore quantità di denaro inviata da questi in patria.
Uno dei fattori che favorì il ricongiungimento familiare, e quindi l’emigrazione familiare, fu la mancanza di attrattività delle misure e delle politiche dei paesi di accoglienza volte a favorire il ritorno degli immigrati nei propri paesi d’origine. Per questo motivo la maggior parte degli immigrati maghrebini in Europa decisero di restarvi per un lungo periodo e, in alcuni casi, anche permanentemente. Questo nuovo tipo di emigrazione modificò profondamente i flussi migratori diretti verso l’Europa, in quanto chi emigrava negli anni Settanta erano prevalentemente donne e giovani, rispettivamente mogli e figli degli emigrati che si erano stabiliti in Europa.
Gli emigrati che beneficiarono del ricongiungimento familiare furono quelli che da tempo risiedevano e lavoravano stabilmente e regolarmente nel paese di accoglienza, i quali ricevevano un reddito sufficiente, vivevano in condizioni dignitose e potevano percepire sussidi familiari che, a causa dell’elevato numero di figli, potevano essere superiori a un normale salario. Il ricongiungimento familiare favoriva tanto le donne quanto i giovani figli degli immigrati: vivendo in Europa, le prime avevano maggiori opportunità di trovare un lavoro e di migliorare le condizioni economiche della famiglia, mentre i figli avrebbero potuto usufruire di un’istruzione migliore rispetto a quella impartita nel paese d’origine.
Tuttavia, non tutti gli immigrati maghrebini poterono beneficiare del ricongiungimento familiare, a causa del mancato rispetto dei requisiti: molti non vivevano in alloggi adeguati, non avevano un impiego stabile o erano disoccupati da tempo. Nonostante la presenza di queste situazioni, l’emigrazione familiare ebbe un impatto considerevole sull’emigrazione maghrebina, in particolar modo a partire dagli anni Settanta. Per dare un’idea sui numeri fatti registrare dal ricongiungimento familiare, si può ricordare il caso dei marocchini in Francia, dove l’emigrazione familiare ne vide inizialmente coinvolti 32.000 tra il 1963 e il 1971, per poi arrivare a una cifra superiore a 235.000 tra il 1972 e il 1990, registrando una media annua di 12.400 persone.
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La crisi dei primi anni Settanta come punto di svolta del fenomeno migratorio in Europa
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Informazioni tesi
Autore: | Alberto Longo |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Interfacoltà di Scienze Linguistiche e Letterature Straniere, Scienze Politiche e Sociali |
Corso: | Scienze Linguistiche per le Relazioni Internazionali |
Relatore: | Antonio Zotti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 50 |
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