I piani di risanamentro attestato ex Art 67 comma 3 lettera d)

Una volta delineata la situazione storico -contabile dell’impresa, risulta utile concepire gli obiettivi che il piano di risanamento attestato si prefigge per il salvataggio dell’impresa. Ovvi spunti vengono ampiamente delucidati dalla normativa, dalla quale si può chiaramente comprendere che il fine che l’imprenditore in stato di crisi deve perseguire è duplice: il risanamento dell’esposizione debitoria e il riequilibrio della situazione finanziaria. La prima finalità viene intesa dalla giurisprudenza come “ la riduzione dell’ammontare dei debiti a livelli di normalità e quindi a quelli di un’impresa in integro statu” (Crisi di imprese: casi e materiali, a cura di Franco Bonelli).

Il precetto primo stabilito dal legislatore per il piano (inteso come “progetto”) deve risultare idoneo non soltanto al risanamento debitorio, bensì anche al raggiungimento del riequilibrio finanziario il quale risulta prettamente complementare al primo. Il riequilibrio della situazione finanziaria ha l’obbligo, naturalmente di essere raggiunto in un arco temporale prestabilito, il quale dovrà essere completamente abbracciato dal piano.

Premiante quindi è il fine ultimo di poter andare a rediger un opportuno piano di salvataggio il quale può prevedere:
- Il salvataggio del soggetto giuridico che esercita l’attività di impresa, ossia l’imprenditore individuale o collettivo a seconda della forma giuridica che è stata prescelta in sede di costituzione;
- Il salvataggio dell’azienda, con riferimento all’articolo 2555 C.c.(Nozione, Azienda) come complesso di beni e di rapporti giuridici organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’attività;

A seconda quindi della tipologia di crisi che è stata opportunamente rilevata in sede preventiva dall’advisor, si potrà intervenire sul soggetto giuridico ovvero sull’azienda con finalità e risultati del tutto differenti. Si può difatti riscontrare che:
- I. Verranno salvati sia il soggetto giuridico che l’azienda, nel caso in cui sarà pertanto possibile recuperare sia l’equilibrio patrimoniale finanziario che quello economico. Fa notare la dottrina più illustre, che tale obiettivo può essere realizzato senza ricorso a nuovo capitale di rischio (ad esempio con un’adeguata e risolutiva ristrutturazione aziendale) oppure con l’intervento di apporto di nuovo capitale sociale, nel caso in cui quest’ultimo sia giustificato dal valore che viene difatti attribuito dal mercato di riferimento (ovvero dall’imprenditore) all’azienda e quindi dalle aspettative economiche che si prefiggono sulla stessa;
- II. Potrà essere salvato il soggetto giuridico se sarà possibile recuperare esclusivamente l’equilibrio patrimoniale e finanziario attraverso opportuni interventi come ad esempio: accordi di natura privatistica con i creditori, interventi personali da parte dell’imprenditore ovvero dai soci, cessioni da parte dell’azienda attraverso terzi soggetti con riferimento a marchi, brevetti, reti di vendita singoli beni ed unità produttive;
- III. Potrà essere salvata solo l’azienda nel caso in cui sia possibile verificare l’esistenza o la possibilità di poter recuperare esclusivamente l’equilibrio economico attraverso ristrutturazioni più o meno profonde.