Firenze alla conquista del Sudamerica: la spedizione di Ferdinando de' Medici del 1608
Gli effetti della colonizzazione: un mondo diverso
La scoperta del Nuovo Mondo alla fine del Quattrocento fu un evento che cambiò radicalmente il corso degli eventi. Molti storici, a dispetto delle tesi ufficiali riguardo la spedizione di Cristoforo Colombo, sostengono che in realtà qualche altro popolo prima del 1492 si sia spinto aldilà dell’Atlantico alla ricerca di nuove terre. Molte leggende si sono susseguite nel corso dei secoli, riguardo la spedizione del navigatore genovese partito con le tre caravelle. Prima di partire per conto di Isabella e Ferdinando il Cattolico, egli si rivolse al re del Portogallo Enrico il Navigatore, il quale però decise di non finanziare la missione. Poco male, contando che solo sei anni dopo Vasco de Gama avrebbe compiuto la circumnavigazione dell’Africa aprendo definitivamente la rotta delle spezie. Stava per iniziare un’epoca di grandi esplorazioni: le mappe e le carte nautiche con le nuove scoperte venivano aggiornate e tenute segrete. Rubarne o divulgarne il contenuto era punibile addirittura con la morte. Si cercavano oltre alle spezie, oro e pietre preziose: i tesori dell’Oriente furono il movente principale dei grandi viaggi di scoperta. Nel XV secolo gran parte del mondo era ancora da scoprire: moltissimi furono gli uomini che trovarono la morte nei mari. Partecipare ad una missione di esplorazione e decidere di navigare per mesi, con delle provviste che probabilmente sarebbero terminate prima dell’approdo in qualche porto, era certamente una grande impresa. Dalla scoperta della famosa “rotta delle spezie”, gli investimenti dei governi per finanziare i viaggi di esplorazione di moltiplicarono. Dopo l’impresa di Vasco da Gama, l’Europa divenne il centro dei traffici intercontinentali, iniziando ad imporre la propria egemonia culturale ed economica nel mondo. Vi furono cambiamenti nel modo di vedere il mondo: la mentalità europea sarebbe stata sempre da lì in avanti quella di colonizzare altre terre. In poco tempo, arrivarono a proporre sul mercato prodotti ad un prezzo molto più basso dei veneziani. Come detto, l’impero portoghese fu più un impero commerciale. Quello spagnolo, di conquista e colonizzazione forzata. Nella prima bolla pontificia relativa alle terre appena scoperte, la Intercetera del 1493, Alessandro VI esorta con forza i Reali di Spagna "virtute sanctae obedentiae" al diffondere la religione cristiana tra gli abitanti delle nuove terre: la conquista spagnola era legittimata dal pontefice come strumento di conversione degli infedeli. Proprio su questo si basa il dominio “culturale” che gli europei si sentirono in diritto di imporre: da lì in avanti, una massiccia opera di evangelizzazione cattolica mosse dall’Europa verso le terre colonizzate. La Spagna, nel 1492, aveva appena terminato il secolare processo di “Reconquista” della penisola iberica occupata, non senza complicità cristiane, otto secoli prima dai musulmani. La scoperta di Colombo, le esplorazioni geografiche in competizione coi cugini portoghesi erano l’occasione migliore per espandersi aldilà dei confini nazionali: in tale prospettiva, l’Africa musulmana rappresentava una ghiotta occasione per espandere l’impero. Aggirare il blocco musulmano che aveva interdetto l’accesso ai mercati asiatici fu il motivo sostanziale delle spedizioni di conquista. Esse furono compiute con modi violenti, ingiusti, oppressivi, senza alcun rispetto per la cultura, i costumi, i caratteri degli indios, mirando solo alla ricchezza e al potere, col risultato di sterminare o rendere schiave le popolazioni. Oltre ai contingenti militari, alle navi da guerra e ai coloni verso il Nuovo Mondo muovevano anche missionari e vescovi, col fine dell’evangelizzazione delle nuove terre. Alcuni di loro però, presa coscienza del trattamento inflitto agli indigeni, cominciarono ben presto a difenderli, condannando il comportamento dei conquistadores e guadagnandosi ostilità e opposizioni. Nel 1535 il vescovo di Tlaxcala, Juliàn Garcés, sostenne in una lettera a Papa Paolo III, la capacità degli Indios di godere in maniera naturale delle terre in loro possesso e che la loro riduzione in schiavitù non costituisce fondamento cristiano. La bolla pontificia del 1537 “Veritatis ipsa”, sostanzialmente giustifica il pensiero del vescovo di Tlaxcala e la loro capacità ad accogliere la fede cristiana. Ma il dibattito che più di tutti incendiò l’epoca delle conquiste coloniali fu quello tra il combattivo padre Bartolomé de Las Casas, domenicano a Santo Domingo e successivamente vescovo di Chiapas, schierato apertamente contro la riduzione in schiavitù e su un’evangelizzazione senza uso della forza. Il suo avversario ideologico fu Ginés de Sepulveda, il quale invece postulava l’esistenza di “uomini schiavi per natura”. Nell’episodio celebre noto come “la controversia di Valladolid”, i due si fronteggiarono in due sedute di un mese ciascuna (la prima nel 1550 e la seconda nel 1551) nel collegio San Gregorio di Valladolid. Il dibattito riuniva teologi, giuristi ed amministratori del regno, allo scopo di decidere quale fosse la giusta via da seguire per procedere con le conquiste del Continente americano. Il problema era quello di sapere se gli Spagnoli potessero colonizzare il Nuovo Mondo e dominare gli indiani per diritto di conquista, con la giustificazione morale di dover mettere fine a modi di vita e comportamenti presenti nelle società precolombiane, in particolare la pratica azteca del sacrificio umano, intollerabile nelle usanze cristiane. Si dibatteva sul fatto che le conquiste potessero essere meno brutali, considerando i nativi americani alla stregua di individui dotati degli stessi diritti civili e politici degli europei.
Ovviamente, interesse dei sovrani era quello mantenere in vita i propri sudditi, garantirsi la continuità delle entrate americane e continuare a rimpinguare le casse dello Stato grazie allo sfruttamento dei nuovi domini, giustificando quindi la politica di conquista militare. [...]
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Firenze alla conquista del Sudamerica: la spedizione di Ferdinando de' Medici del 1608
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Informazioni tesi
Autore: | Antonio Quaranta |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2018-19 |
Università: | Università degli Studi del Salento |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Storia moderna |
Relatore: | Giuseppe Patisso |
Coautore: | Antonio Quaranta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 92 |
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