"CIAK, si guida!" La motorizzazione dell'Italia del boom e la sua rappresentazione cinematografica
Gli Autogrill
Quando si finirono i lavori per l’Autostrada del Sole, le aree di servizio erano previste nel progetto originario, ma si può dire che già dal 1947 Mario Pavesi, imprenditore del ramo dolciario a Novara e inventore dei famosi biscotti Pavesini, pensò bene di aprire uno spaccio proprio dei suoi biscotti al casello di Novara dell’autostrada MilanoTorino. Nel 1952 divenne un locale pubblico vero e proprio con bar e ristorante ai bordi dell’autostrada, a cui dette il nome di "Autogrill Pavesi". Fu la nascita delle aree di servizio.
Tra le società petrolifere c’era una gran corsa ad accaparrarsi le aree migliori, e l’Eni ebbe sicuramente una parte da leone nella divisione. Mentre compagnie come la Esso, si affidarono ad architetti che traevano spunto da artisti pop d’oltreoceano per l’allestimento delle proprie aree di servizio, l’Agip e i suoi architetti, decisero di mantenere l’architettura delle aree si servizio uguale a quella dei distributori: un buon design moderno ma freddo, di color grigio topo; creando così pochi motivi di attrazione e suscitando magari poca voglia da parte del viaggiatore di soffermarsi un po’ più a lungo nell’area di servizio, piuttosto che prendere un caffè al volo e passare distrattamente tra il banco dei souvenir. Sottovalutò quindi la valenza della sosta considerandola equivalente al semplice rifornimento di carburante. Tutto ciò nonostante l’Agip avesse già esperienza con i Motelagip e i Ristoagip. Le altre società invece fecero delle scelte migliori alleandosi con Pavesi o con i suoi concorrenti come Motta e Alemagna (allora concorrenti tra loro).
Per distinguersi dalle aree di servizio tutte uguali dell’Agip, Motta si inventò i Mottagrill e Alemagna gli Autobar. Avevano luci colorate, bandiere di tutte le nazioni, vetrate e slogan pubblicitari. Le cassiere e i camerieri erano in divisa con il marchio della ditta come le hostess delle compagnie aeree. Nel 1959 un pranzo tipico in autogrill comprendeva: consommè, roastbeef o pollo alla griglia con patate, burro, formaggio, crackers Pavesi e dolce con Pavesini e costava 750 lire. Ovviamente ogni carreggiata necessitava di due bar e ristoranti, ma sarebbe stato uno spreco economico costruirne due uguali uno di fronte all’altro.
Nel 1959 la soluzione fu presto trovata con il primo autogrill a ponte, ideato dall’architetto Angelo Bianchetti, progettista degli Autogrill Pavesi. Il primo autogrill a ponte si trovava dunque nell’area di servizio di Fiorenzuola d’Arda vicino Piacenza. Tutto in acciaio, con due scale ai lati, ascensori e con la galleria a vetrata riservata al ristorante.
Era nato un nuovo rito per le famiglie italiane che la domenica partivano per la loro gita, destinazione autogrill. Da lì mandavano cartoline ai parenti e si facevano fotografare sul ponte, così come andavano sulle terrazze degli aeroporti ad ammirare gli atterraggi senza magari aver mai preso un aereo. Proprio questo autogrill lo si vede in una scena di “Un amore” nella quale il protagonista, un architetto di Milano, fa una proposta a Laide, una ragazza della quale è innamorato, ma che è una squillo e non ricambia affatto l’amore. Questa proposta la fa proprio seduto al tavolo del ristorante con la grande vetrata che da sull’autostrada. Ecco quindi il diverso utilizzo di un prodotto della modernità con lo spostarsi di certe situazioni che invece sono sempre esistite. La gente nelle aree di servizio parcheggiava dove voleva e giocava a pallone. In autogrill poteva andare chiunque, dall’intellettuale, al ricco, alla famiglia modesta e tutti erano serviti alla stessa maniera e pagavano lo stesso prezzo senza distinzione di classe.
Gli autogrill avevano dunque dato il loro contributo alla costruzione di una classe media. Cambiava l’immagine della finalità delle strade. Le nuove finalità, che erano quelle dello svago e del lavoro a distanza, fecero nascere anche dal basso, dal livello popolare, il desiderio di spostamenti più veloci e individuali. Il fenomeno dei pendolari, esisteva, ma solo in un senso e cioè dal paese alla città e solo in quegli anni incominciava a svilupparsi in più direzioni in quanto, i posti di lavoro aumentavano e si istallavano proprio là dove i collegamenti stradali erano migliori.
Tutto ciò fece nascere quindi la voglia non solo di viaggiare per andare in qualche posto, ma di viaggiare per vedere e per conoscere.
Questo brano è tratto dalla tesi:
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Informazioni tesi
Autore: | Ersilia Contarino |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Lingue e Letterature Straniere |
Relatore: | Fabio Chisari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 139 |
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