L’evoluzione del sistema partitico e politico spagnolo dal 1978 al 2015
Gli attori partitici
I partiti politici spagnoli non hanno seguito lo sviluppo caratteristico della maggior parte dei partiti europei, che si sono gradualmente trasformati da partiti di notabili in partiti di massa, per poi diventare partiti pigliatutto o professionali-elettorali. I partiti della penisola Iberica hanno saltato varie tappe, bruciando la fase dell’organizzazione di massa e passando direttamente a quella dell’appello elettorale indistinto. La debole organizzazione dei partiti, il messaggio catch-all, il ruolo cruciale della televisione, la personalizzazione politica costituiscono i tratti saliente di queste nuove forze politiche.
Come in parte già scritto, in Spagna Pane come Ciu e Pnv giocano allo stesso tempo ruoli contraddittori (Colommer 1998; Linz e Montero 1999). Mentre nell’equilibrio tra sinistra e destra entrambi ricoprono un’attiva posizione moderata e pragmatica, nell’ambito delle politiche “autonomiche” e nella guida dei governi “autonomici”, si fanno portatori (soprattutto il Pnv, ma anche Erc) di richieste di politiche spesso radicali. Cosicchè il loro contributo alla dinamica centripeta della competizione politica a livello nazionale è associato alla loro promozione di tendenze centrifughe in periferia.
Analizzando, invece, il concetto sartoriano di “polarizzazione”, è noto che esso viene misurato utilizzando indagini di massa con domande direte sulla (auto)collocazione sull’asse sinistra-destra degli elettori e dei partiti. L’indice è calcolato come differenza tra le posizioni di coloro che si identificano con i due partiti estremi o come distanza tra le posizioni attribuite a tali partiti nell’ambito di una scala da 1 (posizione di sinistra estrema) a 10 (posizione di destra estrema).
Per meglio comprendere le dinamiche spagnole è forse utile considerare entrambe le misure. Cominciando dagli elettori, dalla loro autocollocazione e dai loro comportamenti di voto. Le varie immagini hanno evidenziato che sull’asse destra-sinistra gran parte degli elettori spagnoli si sono sempre distribuiti secondo il posizionamento unimodale “a campana”, vale a dire più o meno vicini al centro della scala. Insomma, i dati rimarcano la vocazione moderata degli lettori spagnoli ed evidenziano quanto segue. A partire dal ‘79 tali elettori si autocollocano più a sinistra di gran parte degli elettori europei. La collocazione media dal 1979 al 2008 è 4,8. Parliamo di uno degli elettorati meno conservatori di Europa che si posiziona in quel bacino elettorale di centrosinistra.
In secondo luogo, contrariamente a quanto potrebbe far supporre l’alta volatilità elettorale media, che vedremo tra poco, la scomparsa dell’Ucd prima e del Cds, poi, la lunga egemonia del Psoe, le successive vittorie del Pp, il ritorno al governo del Psoe, nella coalizione degli elettori non vi sono stati grandi mutamenti, essa è stata sostanzialmente stabile nel tempo, come in molti altri paesi europei. In presenza di modelli di comportamento di voto sostanzialmente stabili, Ucd prima e Cds poi scompaiono dalla scena, mentre Psoe e Ap/Pp sopravvivono cambiando se stessi, adattandosi all’ambiente, ridefinendo continuamente le loro strategie e la loro collocazione, rinnovando la leadership.
I partiti, secondo Linz e Montero, sono organizzazioni che si adattano all’ambiente e che per continuare a proporsi come protagonisti devono continuamente cambiare le loro caratteristiche. I partiti inadatti (come l’Udc) si riveleranno fallimentari e saranno surrogati da altri partiti più idonei ad accogliere nuove sfide.
Abbiamo già detto che l’elettorato spagnolo vota per pochi partiti e partiti moderati, ma possiamo aggiungere che mostra gradimento per i partiti in grado di esprimere una leadership affidabile. I partiti antisistema ed estremisti hanno ottenuto solamente sostegno elettorale minimo e concentrato in alcune zone del paese. Lo scenario cambia nel primo decennio del XXI secolo con Podemos e Ciudadanos.
I due partiti, dichiaratamente antisistema, sottraggono voti al Pp ed a Psoe posizionandosi tra le prime caselle dei risultati elettorali. C’è da evidenziare, allo stesso tempo, la decisione in linea con la storia partitica spagnola da parte di Podemos e C’s, cioè quella di formare alleanze con partiti più piccoli ma ben posizionati nel territorio. Questa caratteristica, che spinge sempre verso un concetto di amalgama dell’elettorato spagnolo, è ben differente dalle linee politiche adottate da partiti “antisistema” o “demagogici” in paesi come l’Italia, la Francia, ect. In queste paesi partiti come il Movimento 5 Stelle e il Front National hanno sempre ripudiato anche la sola idea di coalizione politica per affrontare le elezioni nazionali.
Tornando ai singoli partiti possiamo analizzarne i più importanti, da quelli che hanno contraddistinto anni non recenti fino ai partiti di nascita più attuale.
Il partito comunista fu fondato nel 1920 a Madrid, ma trascorse buona parte della sua prima fase di vita in clandestinità. Uno dei primi atti significativi della transizione democratica fu il suo pieno riconoscimento legale (aprile 1977). A differenza degli altri partiti spagnoli i comunisti costituivano l’esempio più vicino al modello del partito di massa ben organizzato. Le iscrizioni al partito alla fine degli anni ‘70 contano oltre 200mila unità. […]
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L’evoluzione del sistema partitico e politico spagnolo dal 1978 al 2015
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Informazioni tesi
Autore: | Federico Aversa |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2016-17 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze politiche e delle relazioni internazionali |
Relatore: | Oreste Massari |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 35 |
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