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Il ruolo dell'infermiere nell'assistenza alle donne vittime di violenza sessuale

Gli atteggiamenti nei confronti della violenza sessuale: stereotipi e tolleranza

Nel 2003 l'O.M.S. scrisse le linee guida internazionali sull'assistenza medico-legale per le vittime di violenza sessuale indicando quest'ultimo come fenomeno globale, in cui il significato di stupro assume una connotazione diversa in base alla società e alla cultura in cui è inserito. In generale si tende a giustificare l'atteggiamento dell'uomo di aggressività nei confronti della donna e ad avere un atteggiamento di condanna verso la donna che è stata vittima dello stupro. Spesso la donna viene accusata di avere provocato lei stessa con il suo atteggiamento provocante, con la sua condotta la reazione dell'uomo. Invece non c'è alcuna correlazione tra l'abbigliamento della donna e il rischio di subire violenza sessuale. Non soltanto le donne giovani sono vittime di violenza , ma anche quelle anziane e minorenni, senza alcuna distinzione. Non è neanche il fatto di essere state fuori casa fino a tarda notte oppure l'essere stata a casa di un amico sola a potere giustificare il fatto che un uomo non abbia rispettato il rifiuto di una donna e averle quindi imposto un atto sessuale con la forza o la minaccia di ferirla o ucciderla oppure di rovinare la sua reputazione.
Il sesso non è la prima causa dello stupro, ma lo è invece il potere, la rabbia, l'espressione di dominio e di controllo sulla donna attraverso l'imposizione dell'atto sessuale.
Non sempre lo stupro avviene con la violenza fisica o l'uso di armi. Nella maggior parte dei casi le vittime riportano di non essere state in grado di reagire allo stupro per paura di essere ferite o uccise se avessero provato a opporre resistenza all'aggressore. Questo giustifica come anche le donne che raccontano di avere subito una violenza sessuale non presentino sul corpo segni di tale violenza.
L'aggressore non sempre è uno sconosciuto, ma può trattarsi di un parente, un amico, l'ex partner oppure il partner attuale, il marito oppure l'ex marito, una persona conosciuta da meno di 24 ore, un collega di lavoro, o il proprio capo. I dati statistici dimostrano che nella maggiore parte dei casi si tratta di una persona conosciuta. Ed è anche per questa ragione che non tutti gli stupri vengono riportati alle autorità.
Per gli uomini quando una donna dice "no" al sesso intende dire di "si". Invece "no" significa "no"; il desiderio di una donna deve essere sempre rispettato.
Anche le donne che fanno parte del commercio sessuale possono essere vittime di stupro da parte dei loro clienti, la polizia e dei loro partner.
Anche un marito può violentare sessualmente la propria moglie, in quanto ogni attività sessuale forzata lo è, anche se esercitata dal proprio marito. Purtroppo non in tutti gli stati legalmente è riconosciuta la violenza sessuale esercitata dal proprio marito.
La maggior parte degli stupri non è mai riportata alla polizia oppure nei casi in cui viene fatto trascorrono più di 24 ore dall'incidente.
Ci sono vittime che non denunceranno mai e altre che tardano nel farlo perché pensano che nulla può essere fatto, oppure hanno paura delle minacce che hanno ricevuto dall'aggressore, oppure hanno paura di quello che la comunità o la famiglia potrà pensare di loro, oppure si sentono a disagio con se stesse, alcune donne semplicemente pensano che sia un problema personale, oppure non sanno a chi rivolgersi.

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Il ruolo dell'infermiere nell'assistenza alle donne vittime di violenza sessuale

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Informazioni tesi

  Autore: Giusi Spagnuolo
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Milano
  Facoltà: Medicina e Chirurgia
  Corso: Infermieristica
  Relatore: Carmela Santamaria
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 78

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