Il modello del bilancio di esercizio nelle fondazioni bancarie: la Fondazione Cariplo

Con la definizione, da parte dell’art.2 del decreto legislativo 153 del 1999, della mission delle fondazioni bancarie, si è avuta la loro collocazione, a pieno titolo, nell’insieme delle aziende non profit che compongono il Terzo Settore Italiano. Inoltre, l’art. 3 del decreto in parola stabilisce che le stesse “perseguono i propri scopi con tutte le modalità consentite dalla loro natura giuridica, operando nel rispetto dei principi di economicità della gestione”. L’attitudine delle fondazioni di perdurare nel tempo è legata alla loro capacità di soddisfare nel tempo i mutevoli e variabili bisogni della collettività di riferimento. Nel perseguimento di tale finalità istituzionali, possono adottare proprie strategie di intervento assumendo un’adeguata struttura organizzativa e un sistema informativo coerente con la necessità di supportare il processo di pianificazione, programmazione e controllo di gestione. Dal punto di vista economico – aziendale, l’unitaria gestione delle fondazioni bancarie può essere scomposta in due macro – aree di attività fra loro autonome ma, nel contempo, complementari e interdipendenti: l’una rivolta allagestione del patrimonio e l’altra all’erogazione dei prodotti alla collettività destinataria. È da rilevare che, alla stregua di un’azienda di produzione, il ciclo di gestione del patrimonio consta di diverse fasi volte all’ottenimento del prodotto e al suo collocamento sul mercato, previa adeguata attività di investimento. L’operatività dei membri degli organi di indirizzo deve ispirarsi ai principi richiamati dall’art. 5 del decreto legislativo n. 153 del 1999, il quale prevede che “le fondazioni, nell’amministrare il patrimonio, osservano i criteri prudenziale di rischio, in modo da conservarne il valore ed ottenere una redditività adeguata” e, con la medesima modalità, devono procedere alla diversificazione del patrimonio.