Pet-therapy: riflessioni e prospettive

Il rapporto uomo-asino risale all'Età del bronzo, come testimoniato da alcuni reperti trovati nel Medio Oriente e in Africa. In genere si tende a considerare l'asino come un animale buffo, testardo e certamente meno nobile del cavallo. In realtà, la sua proverbiale dolcezza e la grande resistenza fisica hanno consentito all'uomo di utilizzarlo, soprattutto nel trasporto merci, molto più frequentemente del cavallo.

Oltre all'asino vanno menzionati il mulo (un ibrido cavalla-asino), notevolmente più resistente alla fatica rispetto ai suoi genitori e per questo impiegato soprattutto durante la Prima Guerra Mondiale, e il bardotto (ibrido asina-cavallo) che è sempre stato poco usato.
Tra le caratteristiche dell’asino vanno annoverate la piacevolezza al tatto, la taglia ridotta, la pazienza, la lentezza dei movimenti e la sua indole pacata.
L'educatrice Patrizia Reinger Cantiello e il veterinario Raffaele Baroncini (2011) sostengono che, per l'onoterapia, vengono solitamente scelte delle femmine aventi caratteristiche di fedeltà, curiosità, socievolezza, prudenza, pazienza ed obbedienza. Vanno invece evitate asine ostinate, inclini a mordere e/o scalciare.
I suddetti affermano inoltre che l’onoterapia è destinata a persone con disturbi psichiatrici e/o comportamentali e con disabilità motoria. È altresì adatta a non vedenti e non udenti, a cardiopatici e ipertesi, a detenuti, a bambini iperattivi, a persone autistiche e ad individui con problemi di ansia, stress e solitudine.

Gli asini possono essere usati anche per attività ricreative che prevedono passeggiate o possono essere impiegati in progetti educativi di gruppo e non. L'onoterapia è adatta a persone di ogni età e, se associata a cure psicologiche, può essere utile anche nei casi di disturbi alimentari o di tossicodipendenza. Nei programmi che coinvolgono gli asini, ci si occupa della toelettatura dell'animale e il contatto fisico con esso è caratterizzato per lo più da carezze sul muso, infatti, raramente si cavalca l'asino e ciò rende l'onoterapia adatta anche a persone con problemi di fragilità ossea. Nonostante siano stati registrati ottimi risultati, ad oggi, l'onoterapia non è riconosciuta dalla comunità scientifica.