Adolescenti immigrati: una ricerca sull'interazione nella classe di Italiano L2
Gli adolescenti immigrati a scuola e l’apprendimento dell’italiano come lingua seconda
Negli ultimi anni l’inserimento nella scuola italiana di alunni con origini e storie differenti, è divenuto esperienza quotidiana di gran parte di docenti, educatori ed allievi. Questo fenomeno è iniziato dalla seconda metà degli anni Novanta nelle città medio- grandi ed è andato intensificandosi fino ad estendersi a località di piccole dimensioni, coinvolgendo un numero cospicuo di istituzioni scolastiche e sistemi educativi.
Si calcola che nel 2007 sono nati 64.000 bambini da entrambi i genitori stranieri e, se si tiene anche conto dei minori che vengono per ricongiungimento, emerge che la popolazione minorile aumenta in Italia al ritmo di 100.000 unità l’anno.
I minori stranieri in Italia iscritti a scuola hanno sfiorato le 600.000 unità nell’anno scolastico 2007-2008 (574.133), con un’incidenza media del 6,4% (ma del 10% e più in Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Umbria) e una maggiore concentrazione nelle scuole dell’infanzia e primaria (in cui rispettivamente il 71,2% ed il 41,1% degli stranieri iscritti è nato in Italia), mentre nelle scuole di secondo grado la percentuale scende al 6,8%. Bisogna inoltre precisare che è proprio nelle scuole elementari e medie che le cifre sono in aumento costante: si calcola un aumento di 700.000 unità all’anno.
Come già affermato, la scuola rappresenta il luogo che al di fuori della famiglia ha un ruolo preminente nella formazione dell’individuo e contribuisce in maniera determinante alla costruzione della sua identità, nell’interazione con coetanei ed adulti. Essa rappresenta un elemento essenziale nella vita dell’adolescente, poiché ne viene percepita l’importanza come strumento di formazione del proprio futuro e può quindi essere fonte di ansia e preoccupazioni.
Per l’adolescente immigrato questi timori risultano, almeno all’inizio, amplificati da un ulteriore problema: le difficoltà linguistiche. In genere, l’apprendimento della lingua italiana per la comunicazione quotidiana risulta abbastanza veloce, ma quando si tratta di imparare ad utilizzare la lingua per lo studio, con le sue strutture e significati complessi, le difficoltà aumentano e spesso rappresentano fattori determinanti nell’insuccesso scolastico dei minori stranieri.
Imparare una lingua L2 nell’età della preadolescenza ed adolescenza può presentare vantaggi e svantaggi; secondo gli esperti del settore, mentre la conformazione del cervello durante l’infanzia predispone l’individuo ad una competenza bilingue da nativo, durante l’adolescenza porterebbe alla possibilità di un bilinguismo che presenta notevoli elementi dovuti all’interferenza della lingua d’origine. Inoltre, l’adolescente sarebbe anche ostacolato da maggiori fattori di carattere emotivo (ad esempio obbligo e necessità) che durante l’infanzia non sussistono.
Tuttavia, bisogna precisare che apprendere una seconda lingua durante l’adolescenza può anche dare la possibilità all’individuo di consolidare la propria competenza nella lingua d’origine e di poter attuare ragionamenti di tipo cognitivo e metalinguistico sulla lingua oggetto di apprendimento (Favaro, 2004).
Oltre ai fattori prettamente linguistici e cognitivi, nell’apprendimento della L2 subentra una serie di elementi psicologici ed emotivi che influiscono in modo determinante e che sono legati alle esperienze di amicizia, di primaria importanza nella vita di un adolescente. Il contatto con i coetanei e gli insegnanti autoctoni, infatti, risulta tutt’altro che semplice e lineare. L’adolescente immigrato si vede costretto ad abbandonare le amicizie del paese d’origine per ricominciare tutto daccapo senza poter contare sulle basi della comune appartenenza o della condivisione dello stesso codice linguistico.
È su queste premesse che possono avvenire forme di esclusione e discriminazione. Il contatto interetnico, infatti, può produrre atteggiamenti di apertura e scambio di punti di vista, ma anche forme di discriminazione o, in alcuni casi estremi, ghettizzazione. Le forme di reazione da parte degli esclusi possono essere di vario genere, dall’accettazione passiva allo scontro apertamente aggressivo. In alcuni casi, invece, si verifica l’aggregazione di gruppi di adolescenti appartenenti alla stessa etnia che fanno propri determinati spazi urbani e si danno forza e motivazione l’un l’altro; a volte succede anche che in questi gruppi vengano integrate presenze autoctone ed abbiano luogo curiosi meccanismi sociali e linguistici.
Ad esempio, uno studioso inglese ha registrato casi di crossing fra adolescenti inglesi ed immigrati nelle periferie di Londra: i primi avrebbero cominciato ad utilizzare nel proprio slang parole e locuzioni appartenenti alle lingue d’origine dei secondi. Sembra infatti lecito assumere che «in determinati contesti e periodi storici, gruppi minoritari siano in grado di produrre modelli di azione e di senso che possono divenire punti di riferimento per l’intera società».
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Adolescenti immigrati: una ricerca sull'interazione nella classe di Italiano L2
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Informazioni tesi
Autore: | Eleonora Rossini |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Bologna |
Facoltà: | Lingue e Letterature Straniere |
Corso: | Lingue e letterature moderne euroamericane |
Relatore: | Rosa Pugliese |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 109 |
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