Gioco e Interpretazione: un confronto tra la psicologia di Winnicott e la semiotica di Peirce

Analizzare l'atto interpretativo seguendo il modello proposto da Winnicott implica, innanzitutto, rintracciarne l'origine entro la funzione sintetica dell'Io. Infatti: «Nella psicoanalisi, come sappiamo, non esiste alcun trauma che sia al di fuori dell'onnipotenza dell'individuo. Tutto finisce con l'essere posto sotto il controllo dell'Io e con il venire quindi subordinato ai processi secondari».
Ciò significa che gli eventi possono presentarsi esclusivamente attraverso la rappresentazione datane dall'Io stesso, rappresentazione garantita, come detto, primariamente dalla funzione immaginativa del lato psichico dello psiche-soma (i "processi primari" appunto, o il puro elemento femminile, che sono alla base della costituzione dell'area di illusione) e, secondariamente, dall'elaborazione di questo materiale a opera dell'intelletto, ossia da quell'insieme di attività che si risolvono nella rappresentazione mentale degli eventi stessi (i "processi secondari", o il puro elemento maschile, alla base della costituzione del principio di realtà). Il risultato finale dell'atto interpretativo è l'istituzione e il mantenimento della relazione soggetto oggettivo – oggetto reale mediante un segno mentale che la determini secondo una rappresentazione condivisa, o condivisibile, entro la propria cultura di riferimento. Analizzare l'atto interpretativo secondo questa prospettiva significa, dunque, analizzare l'istituirsi del segno attraverso i suoi modi di darsi.
Come abbiamo visto, il primo modo di darsi del segno, sperimentato dall'infante tramite l'emergere dell'Io e il conseguente senso di essere, mediante la breve esperienza di onnipotenza connessa al processo di identificazione primaria e all'accudimento quasi perfetto garantito dall'ambiente favorente nella fase dell'oggetto soggettivo, è così la qualità, che consente all'infante stesso di sperimentare la sensazione di essere una identità assoluta, unificando tutto ciò che è presente alla coscienza e garantendo così il passaggio da uno stato di inintegrazione a uno stato di integrazione. Nella esperienza della qualità non vi è distinzione tra soggetto e oggetto, distinzione che può essere operata solo successivamente tramite una riflessione sulla qualità stessa. La qualità si presenta dunque come il modo di darsi delle sensazioni entro un continuum, ciò che potremmo anche definire come il flusso di coscienza che accompagna l'essere umano lungo tutta la sua esperienza di individuo. La qualità costituisce pertanto il modo del segno di essere ciò che è (modo che abbiamo anche posto alla base della forma logica dell'induzione). [...]