La narrativa italiana all'indomani delle Lezioni Americane di Calvino

Ogni conferenza è stata fin qui affrontata separatamente, un paragrafo dedicato ad ogni valore, per quanto poi facilmente nella spiegazione di uno facessero la loro comparsa, di scorcio, gli altri. Ho saltato il valore dell’esattezza, non per dimenticanza: questo è tornato a ripresentarsi in ognuno dei paragrafi, o meglio ha guidato l’esemplificazione di ognuno dei valori. Ciò che volevo mettere in evidenza è che l’esattezza, come mi sembra, sia il principio cardine sul quale si costruiscano gli altri valori, i valori fisici; attraverso il linguaggio l’esattezza può creare nello spazio della letteratura i valori di leggerezza, rapidità, visibilità, molteplicità. E questo linguaggio ha la responsabilità di essere il più preciso possibile come lessico e come resa delle sfumature del pensiero e dell’immaginazione.
Nella conferenza dell’esattezza è soprattutto un autore ad essere preso come esempio di riferimento, ed è Giacomo Leopardi. Leopardi è il poeta del vago, dell’indeterminato, potrebbe sembrare dunque distante dalla smania d’esattezza di Calvino. La situazione risulta invece completamente opposta, poiché Leopardi, poeta del vago, necessita di tutta l’esattezza possibile per scrivere dell’indeterminato. Dunque, Giacomo Leopardi modello di esattezza. Ma come si manifesta questa esattezza in Leopardi?
È un attenzione estremamente precisa e meticolosa che egli esige nella composizione d’ogni immagine, nella definizione minuziosa dei dettagli, nella scelta degli oggetti, dell’illuminazione, dell’atmosfera, per raggiungere la vaghezza desiderata. […] Il poeta del vago può essere solo il poeta della precisione […] la ricerca dell’indeterminato diventa l’osservazione del molteplice, del formicolante, del pulviscolare…
Mi sembra molto chiaro come Calvino si aspetti da Leopardi l’esattezza proprio laddove il poeta di Recanati ricerchi la leggerezza, la rapidità, la visibilità e la molteplicità. O, per non rimanere troppo legati solo ai titoli delle quattro conferenze, l’esattezza tesa a raggiungere la vaghezza desiderata; l’estrema precisione e meticolosità nella composizione d’ogni immagine; la minuziosa osservazione del molteplice e del pulviscolare; sono tutti temi di cui ha parlato Calvino nel corso delle sue conferenze di leggerezza, visibilità e molteplicità. E Leopardi così scriverà ragionando intorno alla scrittura e alla rapidità:

La rapidità […] piace perché presenta all’anima una folla d’idee simultanee […] e fanno ondeggiar l’anima in una tale abbondanza di pensieri, o’immagini e sensazioni spirituali […]. La forza dello stile poetico […] è tutt’uno colla rapidità […]

Leopardi sembra proprio il perfetto “artifex” in possesso di tutti e cinque i valori di Calvino, o meglio tutti e quattro, eccellentemente retti dall’esattezza.
Nell’ultima conferenza, quella della molteplicità, Calvino tira in qualche modo le somme del suo discorso, e mi sembra anche torni a tratteggiare in maniera definitiva la figura del suo “artifex”, individuando esplicitamente in Jorge Luis Borges colui che è riuscito più di tutti a realizzare perfettamente l’ideale estetico […] d’esattezza […] nel linguaggio. Ci troviamo nella conferenza dedicata alla molteplicità, ma è a tutti i Valori che Calvino fa riferimento, e ce li presenta alla luce della virtù dell’esattezza. [...]