Morte e riti funebri nella cultura popolare sarda
Funzionalità dei riti funebri
Un approccio allo studio dei rituali enfatizza la funzione sociale e psicologica del comportamento umano. Le funzioni sociali si riferiscono agli effetti di un rito sulla struttura sociale, la rete di relazioni sociali che legano gli individui durante la vita. Gli effetti immediati o diretti sugli individui coinvolti nel rito sono funzioni psicologiche.
Per Hertz, il rituale di morte offre una tregua, un tempo per la società e l'individuo di abituarsi ad un cambiamento drammatico. La morte fisica, improvvisa, non da tempo ai parenti di rendersi conto della situazione. Il collegamento del morto con la società è troppo forte per essere troncato in un attimo. L'accettazione arriva lentamente ed il lungo periodo intermedio della cerimonia di morte dei Dayak fornisce l'opportunità per questo riaggiustamento sociale. La morte coinvolge non solo la scomparsa fisica del corpo, ma anche di un'identità sociale: "Quando una persona muore, la società perde molto più di un'unità, viene colpita alla base vitale, nella fede che ha in se stessa".
Il rito è una risposta collettiva a questo attacco. In effetti, la società guarda alla morte dritto negli occhi, riafferma la propria volontà e la risolve. La vita andrà avanti, indipendentemente dalla perdita di un individuo.
Nelle comunità più piccole in cui gli individui, che coprono una gamma più ampia di ruoli sociali e ognuno è relativamente importante, la morte diventa una sorta di "calamità nazionale", in quanto il defunto oltre alle proprietà materiali lascia, un coniuge, e diversi ruoli e status che devono essere redistribuiti per riequilibrare la società; i riti mortuari, spesso distanziati da periodi di diversi mesi, forniscono il tempo di coprire le posizioni sociali vacanti.
David Mandelbaum osserva che il rituale di morte tra i Kota nell'India del Sud riunisce le persone nei momenti di crisi. Gli ricorda delle responsabilità verso i morti, il lutto, e gli altri. Punta alla coesione nell'immediato, così le persone più vicine ai dolenti si prestano alla consolazione e fornire aiuti materiali. Gli altri Kota, e anche i non appartenenti alla comunità Kota che conoscevano il defunto prestano la loro assistenza, creando una più ampia integrazione.
Howells paragona le cerimonie funebri ai periodici giuramenti di fedeltà alla bandiera. Servono per unificare i membri della comunità, per ricordare loro di un impegno comune.
Tra i Kanuri del Sudan, la morte riunisce i membri della comunità e conferma l'appartenenza dell'individuo alla comunità. Non importa quali differenze esistano tra le persone, un funerale richiede partecipazione perché il defunto era un parente, un amico, o un "uomo del nostri”. La non partecipazione era "impensabile". E proprio nella partecipazione una persona mostra rispetto per il morto. Si rafforzano i legami con i parenti a lutto e con la società nel suo complesso.
Per Radcliffe-Brown, i rituali di morte sono le espressioni collettive di sentimento adeguato alla situazione. In questa esposizione pubblica di emozioni, gli individui comunicano l'impegno per gli altri e per la società stessa. Funzioni rituali per affermare il legame sociale.
Per Van Gennep, i riti di passaggio preparano l'individuo ad entrare in un nuovo status sociale, pronto ad assumersi una nuova responsabilità sociale.
La persona ha assunto una nuova personalità sociale e deve essere trattata in una maniera adeguata al suo nuovo status. […]
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Informazioni tesi
Autore: | Simone Pietro Eupili |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Sociologia |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Alessandra Maria Paola Broccolini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 65 |
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