Il referendum nucleare nel 2011. La stampa italiana, strumentalizzazione e analisi del linguaggio
Fukushima: terremoto giapponese, conseguenze (anche) italiane
Pochi giorni dopo la scelta del governo di separare in tre diversi spezzoni le votazioni della primavera, si verifica un altro fatto che condizionerà pesantemente lo sviluppo della questione referendaria legata al nucleare. Un evento tragico e inaspettato, che in un attimo travolge le convinzioni nucleariste italiane, cancellando ogni strategia fosse stata messa in piedi negli ultimi anni. Un evento a sorpresa, cha ha rimescolato totalmente le carte in tavola a favore degli antinuclearisti, a costo però di migliaia di vittime. L'11 marzo infatti, il Giappone viene colpito da un fortissimo terremoto, che provoca anche un maremoto di enormi dimensioni; le località interessate sono molte, con danni ingenti ovunque, ma le attenzioni di tutto il mondo sono rivolte a Fukushima, dove sorge una delle centrali nucleari più potenti del Sol Levante. Nonostante diverse parti del Giappone siano state colpite dal sisma, il fatto che la centrale nucleare di proprietà della Tepco sia in condizioni critiche fa sì che questa diventi per diversi giorni il fulcro dell'intero pianeta che, nonostante le smentite del governo nipponico e dei vertici della società, teme il verificarsi di un nuovo grave incidente nucleare. La vicenda ha ovviamente un richiamo mediatico enorme, tanto che diverse nazioni s'interrogano sul futuro delle proprie centrali: la Germania, per esempio, annuncia che attuerà un piano per lo spegnimento delle sue centrali entro alcuni anni, ma anche Cina e Svizzera dichiarano di voler riflettere attentamente sulla questione nucleare.
Proprio quello che sta accadendo in Italia durante il disastro giapponese, con un'intera classe politica unita nel tentativo di riprendere la produzione d'energia tramite questa modalità; i fatti di Fukushima avvengono proprio quando la strada per una nuova avventura dell'atomo italiano sembra in discesa, per cui l'eco dei danni del terremoto giunge forte anche nel Belpaese. Le sorti della centrale Tepco conquistano rapidamente l'attenzione dei media e dell'opinione pubblica che, a distanza di pochi mesi dal referendum nucleare, si trova di fronte a una possibile fuga radioattiva di grandi dimensioni. È per questo che nelle settimane a seguire la situazione dell'impianto di Fukushima ruba la scena mediatica, scatenando nel Paese quel dibattito sull'utilità e sulla sicurezza del nucleare che avrebbe dovuto verificarsi molto prima; in queste circostanze infatti, esso sarà per forza di cose confusionario e dettato dalle notizie provenienti dal Giappone, non sarà frutto di una tranquilla e serena analisi di vantaggi e svantaggi. In ogni caso, la fazione antinuclearista ha ricevuto un appoggio inaspettato che dovrà tramutare, col rispetto per la tragicità dell'evento, in una spinta per risvegliare la coscienza degli italiani sul nucleare e il referendum.
In questo scenario profondamente scosso, la stampa quotidiana dovrà quindi sobbarcarsi ulteriori responsabilità. Innanzitutto, come si era delineato nelle settimane precedenti il terremoto giapponese, la carta stampata dovrà farsi portatrice dei valori civici e referendari, illustrando agli elettori le funzionalità della consultazione. Ora però, questa dovrà anche interessarsi di nucleare più approfonditamente di quanto non abbia mai fatto, considerato che la discussione sull'atomo è passata dall'essere quasi intangibile ad argomento principale dell'opinione pubblica. Senza lasciarsi trasportare dalla clamorosità degli eventi, la stampa italiana è chiamata a coinvolgere gli elettori in vista del referendum di giugno, per indurli ad adempiere ai loro doveri di cittadini, supportati da una buona informazione sull'atomo civile. Il fatto che gli avvenimenti di Fukushima si verifichino proprio in un momento delicato per il nucleare italiano non può essere trascurato, anzi questo, come prevedibile, diventa il fulcro dell'avvicinamento al referendum. D'un tratto (ma non s'intuisce per quanto), non s'intende più il nucleare come scontro politico, ma si comincia a parlare di radioattività, sicurezza delle centrali, capacità di produzione, costi di costruzione e mantenimento, si entra quindi nello specifico.
Lo dimostra subito «La Stampa» il giorno seguente le scosse telluriche giapponesi, quando parlando dei danni provocati dal sisma, le attenzioni si rivolgono ben presto sulla situazione della centrale Tepco, sulle sue caratteristiche, confrontandola con quelle presenti in altre parti del mondo e che rappresentano la nuova generazione atomica. Passato lo spavento per le forti scosse, la vicenda legata al nucleare diventa di rilevanza fondamentale, specialmente in Italia, come dimostra il giornale torinese proponendola fin da subito come ancora non priva di pericoli e contraddizioni: “In realtà, come sottolinea il professor Marco Ricotti - uno dei più autorevoli esperti di nucleare in Italia, membro tra l'altro dell'Agenzia per la Sicurezza Nucleare - tutti e due gli episodi sismici dimostrano che «anche in Giappone, paese a grande sismicità, superiore a quella dell'Italia, il sistema regge. Le centrali nucleari sono in grado di resistere a eventi sismici imponenti, hanno sistemi di sicurezza ridondanti doppi e tripli, e dunque è possibile fare reattori sicuri». Certamente, obiettano gli antinuclearisti, a patto di accettare grandi rischi e costi elevatissimi: per elevare gli standard di Kashiwazaki Kariwa la TEPCO ha dovuto spendere 2,6 miliardi di euro aggiuntivi, il costo di un reattore nuovo. Sicuramente qualcosa però non ha funzionato”. Non si nascondono costi elevati e aspetti ancora poco chiari della gestione di questi impianti, anche in nazioni evolute in questo senso come il Giappone. Avvenimenti come questo stanno a dimostrare come ogni eventualità non sia da scartare, oltre sottolineare come la diffusione di dati troppo ottimistici sia controproducente, in particolare per un'industria nucleare rinascente come quella italiana. Il riferimento alla discussione in corso in Italia è immediata e in una situazione simile è interessante notare che un giornale non specializzato non si lasci trasportare dalla tragicità degli eventi, ma riesca a mantenere una condotta ragionata sulla convenienza o meno dell'atomo. Nello spiegare il susseguirsi degli eventi di Fukushima, è importante che ci siano riferimenti al prossimo referendum, di modo che il lettore possa seguirne gli sviluppi parallelamente.
Il rischio a questo punto è che le vicende derivanti dal terremoto possano azzerare il corretto confronto sul nucleare in vista del referendum, tanta è stata la forza con cui sono rimbalzate le notizie dal Giappone. «La Stampa» che, se prima aveva dato alcuni segni d'intolleranza verso il nucleare, ora non segue chiaramente questa linea, anzi propone diverso spazio a nuclearisti che cercano di tranquillizzare gli animi: «I sistemi di sicurezza sono in grado di evitare tragedie», «Testa: “L'atomo più sicuro di tutti gli altri impianti”» e «Quanto è sicura l'energia atomica?» sono articoli dove il nucleare viene difeso a spada tratta. Non si è verificata una corsa all'antinuclearismo, «La Stampa» è riuscita a mantenere una linea discreta e bilanciata. Sono state proposte in difesa dell'atomo, così come non si sono nascosti i pericoli derivanti da quest'energia. Nei giorni seguenti le scosse, l'impressione è quella che per quanto concerne il nucleare inteso come tecnologia e scienza il quotidiano torinese non si voglia esprimere, riportando contributi di entrambe le parti; questa era infatti l'occasione ideale per potersi esprimere, in un senso o nell'altro, per cui difficilmente potrà accadere in futuro. Rimane comunque la vicenda legata al referendum, considerato che l'incidente nucleare ne ha moltiplicata clamorosamente l'esposizione, aumentando così l'attenzione anche verso il dibattito sulla privatizzazione dell'acqua e sul legittimo impedimento, con conseguenze importanti per il premier e il suo governo.
È proprio su questo che si concentrano le attenzioni della «Stampa», che comprende quali possano essere i risvolti inaspettati del sisma giapponese sulla vita politica italiana: “Il terremoto in Giappone e la paura di una contaminazione nucleare per i guasti provocati dal sisma nelle centrali stanno riproponendo in Italia qualcosa di simile all'effetto Cernobil, che nel 1986, ormai venticinque anni fa, portò l'Italia alle urne per il primo referendum, e per un secco «no» allo sviluppo dell'energia nucleare. Stavolta, fino a prima del terremoto e delle sue terribili conseguenze, sul nuovo referendum sul nucleare, previsto per il 12 giugno insieme a quelli sul legittimo impedimento e sulla privatizzazione dei servizi di distribuzione dell'acqua, nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato, data la difficoltà di portare ai seggi in una domenica estiva la metà più uno degli elettori indispensabile per la validità delle consultazioni. [...]
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Il referendum nucleare nel 2011. La stampa italiana, strumentalizzazione e analisi del linguaggio
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Informazioni tesi
Autore: | Simone Ottavis |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Teoria della comunicazione |
Relatore: | Domenico Candito |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 292 |
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