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Una lettura psicoanalitica della dipendenza da cocaina

Freud e la cocaina

Nel 1884 Sigmund Freud iniziò ad interessarsi alla cocaina e ai suoi effetti descrivendola come una sostanza in grado di provocare le sensazioni mentali più esaltanti, un’estasi di gran lunga superiore a quella sperimentata con l’uso di oppio o di alcool, mentre i suoi effetti svaniscono gradualmente dopo poche ore lasciando una sensazione di serenità fluttuante, cui non tiene affatto dietro la depressione.

Il suo interesse per la cocaina era dovuto anche dal fatto che la psichiatria abbondava di farmaci che inibivano il sistema nervoso, ma era carente in quelli che aumentano le prestazioni. Una delle applicazioni della sostanza pensate da Freud, infatti, riguardava i casi di neurastenia, dove appaiono sintomi di stanchezza, facile affaticamento e tono dell’umore depresso.

Freud utilizzò la sostanza osservandone gli effetti sui suoi pazienti e anche su se stesso, aprendo così la ricerca delle varie applicazioni nel campo della medicina e della psichiatria. Dagli esperimenti condotti su soggetti sani e su se stesso, Freud afferma che dopo pochi minuti dall’assunzione si prova una sensazione esilarante accompagnata da una improvvisa sensazione di leggerezza e di calore. La respirazione si fa più lenta e profonda, aumenta la stanchezza e il sonno e si avverte anche un senso di intontimento.

Tuttavia dopo pochi minuti compare la tipica euforia cocainica, si avverte un aumento dell’autocontrollo e ci si sente più vigorosi e dotati di un’aumentata capacità di lavoro: un protratto ed intenso lavoro, mentale o fisico che sia, può essere compiuto senza che compaia alcuna sensazione di stanchezza; è come se il bisogno di cibo e di sonno fosse completamente eliminato senza provocare alcun disturbo.

Inoltre sottolineò il fatto che assumere dosi anche ripetute non provochi il desiderio di usare altra sostanza, al contrario, si prova una specie di immotivata avversione nei suoi confronti.
Le applicazioni terapeutiche della cocaina consistevano nell’uso come stimolante per aumentare la produttività lavorativa, in caso di indigestioni di stomaco, nelle cachessie, nell’asma, per combattere gli effetti della morfina e dell’alcool, come afrodisiaco e come anestetico locale.

Inoltre la cocaina fu prescritta per le più svariate condizioni di debolezza psichica tra cui isteria, ipocondria, inibizione e stupor melanconici riscontrando dei successi terapeutici. In quel periodo fu posta molta attenzione sul trattamento della morfinomania osservando una riduzione del bisogno morboso di assumere morfina nei tossicomani, ma anche una riduzione dei sintomi astinenziali che di solito si manifestano quando il paziente viene svezzato dalla dipendenza morfinica.

Per quanto riguarda le dipendenze da oppiacei e da tabacco, la cocaina ha inizialmente dato brillanti risultati. Lo schema terapeutico consisteva nel somministrare dosi basse ad intervalli di mezz’ora nel momento in cui sorgeva il bisogno di oppio o alcool, stabilendo così rapidamente la dose adeguata. Successivamente si chiedeva al paziente di sostituire l’oppiaceo o il liquore la cocaina e, se possibile, di astenersi dalla sostanza abituale.

Tuttavia l’efficacia della cocaina nelle tossicomanie è inficiata dal fatto che i pazienti cominciarono a prendere la sostanza per conto proprio, manifestando una vera e propria dipendenza nei suoi confronti. La cocaina diventa quindi un sostituto più dannoso per la salute della morfina: l’intossicazione da cocaina presenta sintomi quali un rapido deterioramento fisico e morale, stati allucinatori con agitazione simili al delirium tremens, una mania cronica di persecuzione, stordimento, vertigini, aumento della frequenza cardiaca, respirazione irregolare, anoressia, amnesia e insonnia.

Nel 1886 Obersteiner aveva fatto notare che si erano verificati molti casi di intossicazione cronica da cocaina in cui compaiono sintomi deliranti e allucinazioni caratterizzate da animaletti striscianti sulla pelle dei pazienti. Per questi motivi Freud ricevette le prime critiche dal mondo scientifico e medico che lo portò ad abbandonare i suoi trattamenti con la cocaina, definita ormai il terzo flagello dell’umanità, dopo alcool e morfina. Tuttavia egli sostenne che i suoi scritti non persero il loro valore per la comparsa della dipendenza da cocaina. Infatti affermò che l’utilità di una sostanza non ê compromessa dal suo cattivo uso e dal suo abuso, nonostante il suo potere malefico la morfina non fu eliminata dalla pratica medica.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Una lettura psicoanalitica della dipendenza da cocaina

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Informazioni tesi

  Autore: Robert Rinaldin
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2013-14
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze Psicologiche della Personalità e delle Relazioni Interpersonali
  Relatore: Emilia Ferruzza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 22

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