L’influenza dell’arabo sulla lingua spagnola: un’introduzione
Fonetica, lessico e sintassi
Sono diverse le cause che hanno permesso l’ingresso di parole arabe nella lingua castigliana: in primis il desiderio di riconoscere facilmente le parole menzionate in campi specifici, che provenivano dalla lingua dominante; in secondo luogo, l’arabo godeva di un gran prestigio, in quanto messaggero di una cultura molto più evoluta di quella presente nella Spagna Cristiana.
Gli arabismi del Castigliano non provengono direttamente dall’arabo classico, ma dal ceppo dialettale dell’andalusí, appreso nel territorio delle Penisola Iberica, o nel caso degli arabismi indiretti, da altri dialetti del neoarabo, in particolare in Siria, Egitto e nel resto del Nord Africa.
Si può assistere, in entrambi i casi, ad una fase intermedia, a carico delle due lingue, che adattavano foneticamente o graficamente i suoni arabi con un grado maggiore o minore di distorsione: ciò ha comportato l’evoluzione dei dialetti. Questo passaggio è stato fondamentale nel caso della lingua castigliana nel momento del passaggio dalla sua pronuncia medievale a quella moderna, con grandi alterazioni dei fonemi.
Negli arabismi diretti, coloro che hanno diffuso gli arabismi, ossia Mozárabes e Mudéjares, alterarono appena foneticamente i suoni arabi, essendo l'arabo la loro lingua. Le alterazioni nacquero durante il trasferimento dall’andalusí alle lingue Ibero Romanze, per poter considerare i fonemi arabi ignoti in lingua romanza, applicando alcuni concetti, e compiendo alcune disposizioni morfosintattiche, come la consueta agglutinazione dell’articolo nei sostantivi, introducendo i sistemi di flessione e derivazione lessicale nel caso dei verbi.
Negli arabismi indiretti, l’elemento intermedio per il passaggio al castigliano è imprevedibile, trattandosi di dialetti differenti, catalano o aragonese, il che implica due fasi di assestamento e deformazione, dal neoarabo ai dialetti e da questi al castigliano; queste fasi centrali sono rilevanti e devono essere tenute in considerazione, lo stesso bisogna dire per gli arabismi che entrarono attraverso mezzi di traduzione o adattamenti colti, dove al principio occorre associare la deturpazione prodotta dai traduttori alle lingue Romanze.
È importante cercare di prestare attenzione agli arabismi che hanno la finalità di apportare nuove letture sulla reale influenza dell’elemento arabo nel lessico spagnolo.
Non è facile quantificare gli arabismi spagnoli. Si suppone che, nel lessico iberico ve ne siano un 8% in totale, secondo i dati forniti da Baldinger nel 1972.
Tuttavia, il professor Federico Corrente stima che il numero di arabismi in uso, non abbia raggiunto i 2000 items.
Studi recenti, chiariscono la percentuale del lessico spagnolo di diverse diacronie. Nelle ordinanze di Cordoba del 1435, l’elemento arabo, ad esempio, non supera il 5,3 % del lessico complessivo. Da parte sua, lo studio degli arabismi dell’Atlante linguistico ed etnografico dell’Andalusia, svolto da Teresa Garulo, professoressa all’Università Complutense di Madrid, restituisce solo il 2,5%. Questa percentuale può essere spiegata dalla restrizione dei campi onomasiologici alle aree rurali che caratterizza l’Andalusia. Al di là dei vari conti, non esiste una lista stabile di arabismi: l’etica araba continua ad essere presentata per voci contemplate di un’altra fonte e, tutto ciò che era considerato sotto la voce di arabismo, è stato respinto. Insieme a queste difficoltà, si deve aggiungere il fatto che i conteggi dipendono dalla scelta e dallo studio del ricercatore.
A partire dalle fasi stabilite da Neuvonen nel 1941, per l’alto Medioevo, in un metodo di lavoro che si ritiene estremamente utile per spiegare la percentuale di arabismi immessi in ogni momento in relazione a specifiche circostanze socio-storiche, sono state create alcune tappe:
• PRIMA TAPPA: Dalla conquista musulmana alla metà del XI secolo (711-1050). Secondo Neuvonen, questa tappa corrisponde con l’espansione musulmana quindi nel periodo della conquista musulmana e i primi anni della Riconquista.
In questa tappa si possono datare 20 arabismi, nel 14,71% del totale: acémila, aceña, adarga, albalá, alcalde, alcor, aldea, alférez, algodón, alhóndiga, alizace, almud, arrabal, atalaya, azote, badana, cahíz, maquila, maravedí y zumaque.
• SECONDA TAPPA: Dalla metà del XI secolo agli inizi del XIII secolo (1051-1211) Si tratta dell’epoca dello smembramento del Califfato, in contemporanea all’entrata degli Almoravidi e dei primi Almohadi, insieme alla grande riconquista dei regni cristiani.
In questo periodo si possono contare 37 arabismi, nel 27,21 % del totale: acequia, achaque, adarve, agarrafador (garfato), alarde, albarda, alberca, alcabala, alcaicería, alcaide, alcantarilla, alfayate, alguacil, alhaja, alfolí, almojarifazgo, almoneda, almotacén, alquiler, añil, arroba, azúcar, balde, barbacana, batán, bellota, celemín, corma, dado, fanega, fulano, mandil, quintal, rincón, ronda, talega y tara.
• TERZA TAPPA: Dopo la Battaglia dell’Aquila, dall’inizio del XIII secolo fino alla fine (1212-1300).
Si fa coincidere con il periodo di espansione definitiva del Regno di Castiglia. In questa fase si considerano 49 parole di origine araba, nel 36,03 % del totale:
abacero, acebuche, aceite, aceituna, aduana, ajonjolí, alamín, alarife, albañar, albañil, albarrán, albayalde, albéitar, albullón, albur, alcacel o alcacer, alcachofa, alcaparra, alcaravea, alfeñique, alheña, almacén, almarjal, almohada, almotaclacía, alquería, arancel, argolla, arrayán, arroz, azacán, azumbre, baladí, baldrés, berenjena, fustán, garrobo, jara, jarra, matalahúva, melena, rabadán, rahez, rehala, retama, riesgo, tahona, tahúr y zahón.
• QUARTA TAPPA: Medioevo
In questo caso vale la pena menzionare la suddivisione di Felipe Maìllo che distingue tre sottofasi, a seconda di maggiore o minore tolleranza da parte di entrambe le culture:
1) Dal 1330 al 1350, tempo dello scambio e della reciproca influenza.
2) Dal 1351 al 1451, una fase di diminuzione della tolleranza cristiana verso il musulmano.
3) Dal 1454 al 1514, periodo segnato da un primo momento di apertura verso gli arabi, seguito da un periodo di autoritarismo politico, con i Re Cattolici e il progressivo ritiro dall’apertura tentata dal re precedente.
In questo periodo si incorporano i vocaboli: ajenuz, alforja, alhuceña, aljabibe, almojábana, altabaque, añacal, atún, borceguí, cazo, espinaca, hataca, jerga, jubón, mazmorra, mojarra, naipe, pato, sera, tabicar, taraje, tarea, tazmía, zanahoria y zarzal, che costituiscono il 18,38% del totale degli arabismi dello studio trattato.
• QUINTA TAPPA: Dopo la Riconquista di Granada (1493-1700)
Di questa ultima tappa, dopo la presa del Regno di Granada, incontriamo il 3,68% degli arabismi: alfarje, alherca, almijar, jaguarzo y jámila.
Una panoramica di queste fasi ci aiuta a comprendere che i momenti di maggior influenza araba avvengono nella seconda e nella terza fase, nel periodo delle grandi riconquiste e soprattutto nel XIII secolo. Nei periodi immediatamente successivi, invece, l’ingresso degli arabismi, diminuisce progressivamente.
Durante il XII e XIII secolo, il contatto si consolidò attraverso il commercio, la convivenza e la considerazione dell’arabo come elemento socioculturale dominante.
La classificazione per secoli mostra qual è stato il periodo di maggiore influenza e il periodo in cui la trasmissione linguistica e culturale avrebbero dovuto trascendere ciò che, visto da una prospettiva globale, García González chiama, usando il termine coniato in Thomason e Kaufman nel 1998 e Thomason nel 2001, "contatto casuale".
Così, durante il XII e il XIII secolo, il contatto linguistico e culturale, tra Arabi e Spagnoli, si consolidò attraverso il commercio, la convivenza e la considerazione dell'arabo come elemento socio-culturale dominante.
Inoltre, anche l'atteggiamento fu decisivo: la coesistenza integrativa e pacifica e l'atteggiamento più aperto da entrambe le parti, una volta ammorbidite le questioni di identità, hanno rafforzato le relazioni tra le due civiltà.
Tuttavia, i cambiamenti politici e sociali del tardo Medioevo portarono come conseguenza al declino della tolleranza cristiana verso la cultura del regno musulmano e, di conseguenza, una perdita degli elementi culturali arabi che avevano pieno vigore nei secoli XII e XIII.
Il destino di molti di questi arabismi nei secoli successivi subì dei cambiamenti, in generale ci fu una certa tendenza a dimenticare o sostituire queste voci. Come ad esempio con quegli arabismi che si riferivano a realtà divenute obsolete, come nel caso delle voci almojarifazgo, almotaclacía, “Affitto che gli artigiani pagavano per l'uso dei magazzini nell’alcaicería" 'o tazmía "Relazione o quaderno in cui sono stati annotati i grani raccolti nel terzo".
In altre occasioni, gli arabismi sono stati sostituiti dai sinonimi di origine e sapore romantico, come è successo con adarve, alfayate o rahez, sostituiti rispettivamente da muralla, sastre y barato.
Questo processo di sostituzione è avvenuto in tempi diversi: per alcuni è stato completato prima, per altri successivamente.
In queste sostituzioni è stata verificata una motivazione di svalutazione, iniziata nel tardo Medioevo, dal XVI secolo in poi, e che colpisce non poche voci di sapore arabo. Sarebbe una conseguenza dell'atteggiamento negativo verso l'immagine dell '«altro» e dell'intenzionale allontanamento dell'influenza araba.
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L’influenza dell’arabo sulla lingua spagnola: un’introduzione
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Informazioni tesi
Autore: | Francesca Abate |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università Telematica "E-Campus" |
Facoltà: | Lingue e culture europee e del resto del mondo |
Corso: | Lingue e letterature straniere |
Relatore: | Piero Majocchi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 60 |
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