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Il ruolo dell'imprenditoria femminile in Puglia

Finanziamenti e imprese femminili: un rapporto complicato

L’accesso ai finanziamenti è uno degli elementi maggiormente rilevanti per formare e gestire un’impresa, tuttavia le donne hanno maggiore difficoltà ad accedere al credito sia a livello nazionale che internazionale rispetto agli uomini. Ciò sembra essere confermato dalle evidenze statistiche: in Italia, il 49% delle imprese femminili fa ricorso al capitale proprio o a quello familiare, mentre solo 1’11% ha accesso al credito bancario. Tale fenomeno sembra essere dovuto in parte ad un problema di scoraggiamento, in quanto alcune donne hanno dichiarato di non richiedere finanziamenti perché sfiduciate sul positivo riscontro. Inoltre, vi è un elevato numero di imprenditrici che ha denunciato un’erogazione del credito non adeguata, dimostrando l’esistenza di un effetto genere a sfavore delle imprese “rosa” in tema di credit crunch.
Tra gli elementi che generano sfiducia sulla concessione di risorse creditizie vi sono la solidità finanziaria e patrimoniale e le garanzie reali. In merito a quest’ultimo requisito, sembra che alle imprese femminili vengano chieste più garanzie di terzi rispetto alle imprese maschili, tuttavia la maggiore rischiosità attribuita alle imprese “rosa” è un pregiudizio e non una condizione reale. Come se non bastasse, la discriminazione di genere si accentua ulteriormente quando si tratta di crescita economica. Alcuni studi hanno evidenziato come per le imprese gestite dagli uomini la crescita economica richiesta sia futura, mentre per le imprese gestite da donne si richiedono esplicitamente le performance già conseguite. Anche in merito alla durata della relazione creditizia potrebbero nascondersi delle problematiche, in quanto le imprese femminili sono più recenti di quelle maschili e per questo hanno una storia aziendale più breve. In generale, le difficoltà di accesso al credito per le imprenditrici rappresenta un forte freno alla loro crescita, che in parte potrebbe spiegare anche la minore propensione ad investire nell’innovazione. Tuttavia, un contributo potenzialmente importante potrebbe provenire dai finanziamenti pubblici, una forma alla quale le imprese “rosa” fanno un ricorso in misura veramente marginale in Italia (Grafico 3).
A Marzo 2020, in occasione della presentazione da parte dell’esecutivo del “The Gender Equality Strategy 2020-2025”, Ursula von der Leyen ha dichiarato che nonostante la parità di genere sia un principio fondamentale dell’Unione Europea non è ancora una realtà. Pertanto, per consentire la maggiore integrazione della donna nel tessuto sociale ed economico europeo,si prevedono dei programmi di finanziamento, specialmente in merito al prossimo Quadro finanziario pluriennale (QFP) 2021-27.
A livello nazionale, lo strumento principale per incoraggiare la presenza delle donne nel mercato del lavoro è la legge 215/92, che riconosce ai progetti selezionati degli stanziamenti attraverso contributi in conto capitale. Inoltre, il Governo, tramite la Legge di Bilancio 2021, ha previsto l’istituzione di un nuovo “Fondo impresa femminile” presso il Ministero dello Sviluppo Economico. Si prevedono dotazioni finanziarie di 20 milioni di euro per il 2021 e il 2022 da fornire come contributi a fondo perduto o finanziamenti a tasso zero o agevolato, con particolare attenzione alle imprese individuali e alle attività libero professionali. Lo scopo è sostenere l’avvio di imprese e startup a vocazione femminile e promuovere programmi di formazione e orientamento per rafforzare la partecipazione delle donne all’interno del tessuto imprenditoriale del Paese. In più, vi saranno iniziative per la diffusione della cultura imprenditoriale tra la popolazione femminile e interventi per rafforzare la struttura finanziaria e patrimoniale delle imprese femminili ad alto contenuto tecnologico. Inoltre, presso il Mise sarà istituito il “Comitato impresa donna”, che avrà il compito di attualizzare le linee di indirizzo per l’utilizzo delle risorse del Fondo suddetto.
A livello regionale, nel 1999 sono stati istituiti i “Comitati per la promozione dell’imprenditorialità femminile” presso le Camere di Commercio. Il loro compito è incentivare lo sviluppo imprenditoriale femminile, monitorando le problematiche delle imprenditrici e proponendo delle adeguate soluzioni. In particolare, la regione Puglia ha istituito vari bandi di contribuzione per agevolare le imprenditrici tra cui: “Resto al Sud”, che assegna contributi per le imprese femminili e non con sede nel Mezzogiorno e “Smart e Start Italia”, volto ad incentivare le start-up innovative a contenuto tecnologico.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Il ruolo dell'imprenditoria femminile in Puglia

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Informazioni tesi

  Autore: Melissa Ripa
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli Studi di Trento
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia aziendale
  Relatore: Mariangela Franch
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 51

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