Bulli, vittime e spettatori nell'ambito del bullismo: quale relazione con l'empatia?
Fattori di rischio nell’assumere il ruolo di "bullo"
I fattori di rischio che potrebbero far emergere la possibilità che alcuni individui possano rivestire i ruoli di "bullo" potrebbero essere addotti a cause temperamentali, genetiche, maturative-affettive e ambientali: in particolare rivestono molta importanza lo stile educativo adottato e la specifica relazione madre-figlio; infatti parrebbe che gli stili educativi adottati e una relazione con il caregiver deficitaria, non attento ai bisogni affettivi -emotivi del bambino, possano incidere fortemente sullo sviluppo di personalità particolarmente aggressive e devianti.
Le carenze affettive, in particolare, potrebbero spiegare la strutturazione di uno stile di attaccamento disorganizzato (Fonzi, Ciucci, Berti, Brughi, 1996) che non consentirebbe al bambino di sviluppare le abilità necessarie e indispensabili allo sviluppo delle capacità empatiche e alla modulazione delle emozioni (Fonagy, 1991,1993); capacità che gli consentirebbero di cogliere gli aspetti emozionali ed intenzionali dell’altro (emozioni, sentimenti, stati d’animo,intenzioni ecc.).
L’affettività può essere considerata una vera e propria forma di comunicazione: la capacità dei soggetti di riconoscere le emozioni altrui è un’abilità indispensabile per organizzare adeguatamente il proprio comportamento in funzione del comportamento dell’altro (Fonzi, Ciucci, Berti, Brughi 1996). Molte ricerche hanno messo in relazione la capacità di identificare correttamente le emozioni altrui con il disadattamento sociale presupponendo che queste due variabili siano correlate positivamente: i bambini particolarmente aggressivi avrebbero una difficoltà a identificare le emozioni altrui e le proprie (Borke, 1971).
Questa difficoltà li metterebbe anche in una situazione di forte svantaggio rispetto l’essere accettati all’interno del loro gruppo; questo ultimo aspetto rappresenta uno dei compiti di sviluppo più importanti dell’età evolutiva ed è determinato da numerosi fattori quali l’abilità di soluzione di problemi cognitivi e sociali, la capacità di comprendere e regolare le emozioni, la pro-socialità; i bambini benvoluti dai compagni riescono meglio a scuola, sono più cooperativi, più socievoli e generosi maggiormente capaci di iniziare e mantenere le interazioni con gli altri mostrandosi quindi socialmente più competenti (Mostow et al., 2002).
Possiamo ipotizzare quindi che l’incapacità a codificare le emozioni in sé e negli altri possa essere determinata da una relazione materna povera d’affetto e di dolcezze, una figura genitoriale poco sensibile ai bisogni del figlio che avrebbe indotto lo sviluppo di una personalità incoerente, imprevedibile, incapace di controllare i propri impulsi e di gestire le relazioni con gli altri (Attili e Vermigli,1994).
Altre ricerche hanno confermato che uno stile educativo caratterizzato da carenze affettive significative patite soprattutto nei primi anni dello sviluppo e/o accompagnato da un eccessivo permissivismo o, al contrario, da un utilizzo dispotico del potere, possa agevolare il costituirsi di personalità aggressive e devianti (Olweus, 1983; Fitzgerald, White, 2003); secondo Begotti e Bonino (2008) lo stile educativo più adatto al fine di scongiurare il costituirsi di personalità aggressive e devianti pare essere quello autorevole, secondo il quale la famiglia dovrebbe dettare regole chiare, certe e condivise, il cui rispetto è reso obbligatorio da sanzioni di tipo non vendicativo ma riparatorio rispetto al danno (Begotti, Bonino, 2008).
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Bulli, vittime e spettatori nell'ambito del bullismo: quale relazione con l'empatia?
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Informazioni tesi
Autore: | Iolanda Gaeta |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia Clinica e di Comunità |
Relatore: | Tatiana Begotti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 115 |
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