La banca e il factoring

Tanto nel nostro Paese, quanto a livello internazionale, sono le banche a rappresentare il principale canale distributivo e di conoscenza del factoring da parte delle imprese, facendo del factoring di matrice bancaria l’ipotesi più diffusa, anche se non l’unica.
Tale primato è garantito dalla combinazione di due cause principali.
In primo luogo le banche operano nel settore del factoring sia direttamente, aggiungendolo agli altri servizi parabancari offerti in specie alla parte corporate della propria clientela, sia per il tramite di società di factoring specializzate di loro emanazione, costituite ad hoc.
A questa doppia presenza sul mercato poi bisogna aggiungere l’ulteriore considerazione che come precedentemente visto il servizio di factoring può caratterizzarsi per una forte componente finanziaria e ciò ha inevitabilmente determinato che tale tipo di rapporto trovasse proprio nelle banche il suo sbocco più naturale.
Ciò nonostante, accanto al factoring bancario è andato progressivamente sviluppandosi un altro tipo di factoring, quello industriale appunto, dante vita al fenomeno del c.d. factoring finalizzato, o captive factoring.
Nello specifico si tratta di una particolare tipologia di factoring, caratterizzata dal fatto che il factor sia una società finanziaria emanazione della società cedente stessa o appartenente al medesimo gruppo industriale e che oggetto di cessione siano proprio quei crediti commerciali che la stessa o lo stesso gruppo vantano verso la propria clientela, nonché i debiti che essa o il gruppo hanno contratto con i propri fornitori.
In sostanza, il ricorso al factoring finalizzato, delegando la gestione delle diverse posizioni di dare e avere che il gruppo industriale via via assume nello svolgimento della propria attività economica a una società satellite ad hoc costituita, permette di trattenere all’interno del gruppo stesso il relativo flusso di reddito.