Odissea nell'immagine - Analisi semiotica sull'opera di Stanley Kubrick
Eyes wide shut
Eyes Wide Shut è l’ultima riflessione di Kubrick sul tema più importante che ha guidato il suo cinema: l’esperienza della visione. Letteralmente “Occhi chiusi spalancati”, vuole essere una dicotomia che analizza il rapporto “realtà-sogno”. Guardare significa non solo vedere, ma anche conoscere e comprendere, e le tre cose non sono identiche, spesso anzi sono incompatibili. È una questione di conoscenza, e la conoscenza del mondo è fondata sul rapporto fra il reale e l’immaginario, fra il conscio e l’inconscio, fra il visibile e l’invisibile. “Eyes Wide Shut” è una delle poche meravigliose concessioni all’ottimismo, qui confermato dalla sessualità finalmente lecita e rigeneratrice (come gli occhi sono sia aperti che chiusi, così il sesso può avere un esito positivo o negativo). É un film intimamente morale, nel quale Kubrick non guarda con atteggiamento accusatore verso il mondo inteso come “macrocosmo”, ma come “microcosmo” (cosa che già avveniva nell’istituzione famigliare di Shining e negli amanti "impropri" di Lolita), puntando l’attenzione sulle deviazioni sessuali che possono minare qualsiasi serenità. Kubrick parte dal magnifico e trasgressivo romanzo “Doppio sogno”, di Schnitzler, ambientato a Vienna, la lucente capitale asburgica d’inizio secolo, centro della cultura mitteleuropea e del mondo occidentale, la città di Freud o di Nietzsche. Il regista, però, decide di ambientare l’opera a New York, rutilante capitale del frastuono, dove la cultura è diventata snobismo, consumo, merce. È una New York stanca, sporca e violenta.
La prima inquadratura dell’opera, è una fugace ripresa, fuggevole come una fotografia, dove si presenta la figura di Alice Harford (Nicole Kidman), ripresa nell’atto di far scivolare via dal suo corpo un vestito nero (Frame 1). La scena è leggermente decentrata verso destra, in modo da rendere visibile un grande “specchio” sulla sinistra. L’immagine di uno specchio è spesso legato al significato del “doppio”, poiché riflette un’immagine speculare, ma allo stesso tempo simbolo di un realtà alternativa. Lo specchio è quindi una porta tra due mondi, uno è quello conosciuto e l’altro, un universo parallelo legato molto spesso al regno dei sogni. Difatti, “attraversare” uno specchio,
equivale, per l’immaginazione collettiva, ad entrare nel mondo dei sogni, un mondo in cui le leggi fisiche funzionano secondo meccanismi differenti rispetto al reale. Lo specchio di questa prima scena, rimanda all’opera di Lewis Carrol “Attraverso lo specchio”, il seguito di “Alice nel paese delle meraviglie” (non a caso il nome della donna è Alice Harford). Flavio De Bernardinis da un’altra interpretazione simbolica, ponendo Alice come evoluzione del monolito.
« L’abito nero che si sfila via sarebbe il gesto con cui Alice dismette il vecchio monolito nero di “2001: Odissea nello spazio”, riponendolo, ella diventa il suo modello svestito, nudo, che si fa carne ». Alice e Bill (Tom Cruise), suo marito, si stanno preparando per andare ad una festa. Alice è seduta sul water e chiede a Bill se la sua pettinatura è apposto, Bill senza nemmeno guardarla, poiché si sta specchiando, le risponde di stare benissimo. Alice però lo esorta almeno a guardarla, prima di rispondere. Bill non riesce a vederla, lui dice che non ne ha bisogno, visto che lei è sempre bellissima, è troppo preso nel vedere il riflesso di se stesso nello specchio (Frame 2). Bill non riesce
neanche a trovare il portafogli, che ha sempre con sé, chiedendo aiuto a sua moglie nel ricordargli dove l’ha messo. Il bagno, come anche in Shining, si trova in camera da letto, come se si abbia bisogno necessariamente di un luogo dove rifugiarsi in caso di pericolo o di crisi.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Odissea nell'immagine - Analisi semiotica sull'opera di Stanley Kubrick
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Informazioni tesi
Autore: | Alessio Deluca |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Accademia di Belle Arti |
Facoltà: | Design e Arti |
Corso: | Grafica d'arte |
Relatore: | Andrea Alessandrino |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 407 |
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