I silenzi della pubblica amministrazione
Evoluzione storica del silenzio-rigetto
Il concetto di silenzio-rigetto risale alla giurisprudenza del primo novecento e fu introdotto nel sistema giuridico italiano dall’art. 5 del T.U. del 1934 come decisione di respingimento dopo che fosse trascorso un certo periodo dalla presentazione del ricorso gerarchico e della diffida a deciderlo. Oggi questo modo di ragionare non è più condiviso perché l’amministrazione che tace su un ricorso non assume alcuna determinazione e perciò non si può identificare alcun atto, tuttavia l’interpretazione del silenzio come atto consentiva la tutela giurisdizionale in casi in cui essa, altrimenti sarebbe stata esclusa.
Non a caso il superamento dell’interpretazione tradizionale del silenzio-rigetto inteso come decisione tacita di rigetto del ricorso gerarchico si ha con la decisione del 1960 del Consiglio di Stato che qualifica il silenzio come comportamento inerte e non già come provvedimento.
Dopo la riforma del 1971 in giurisprudenza sul silenzio-rigetto emergevano considerazioni molto eterogenee: alcuni consideravano la decorrenza del termine come una decadenza dal potere di provvedere, altri riconducevano la disciplina del silenzio su un ricorso in quella di silenzio- rifiuto o inadempimento, altri ipotizzavano che la nuova disciplina assegnasse alla decorrenza del termine un valore di rigetto.
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I silenzi della pubblica amministrazione
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Informazioni tesi
Autore: | Fedele Ercolano |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Napoli - Federico II |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Scienze giuridiche |
Relatore: | Ferdinando Scioperi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 133 |
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