L'esperienza del c.d. concorso esterno nelle associazioni diverse da quella di stampo mafioso
Evoluzione normativa in tema di terrorismo: la situazione fino al 2001
Prima di affrontare i temi più problematici di questa trattazione è doveroso percorrere l’excursus storico degli assetti normativi che ha dominato, in tema di terrorismo, sino al 2001.
Gli anni ’70 e ’80, definiti “anni di piombo”, rappresentano un momento critico per la storia del nostro Paese. Sono iniziati, infatti, con le proteste degli studenti, proseguiti poi con le lotte dei lavoratori e terminati con numerosi attentati, fra questi la strage di piazza Fontana a Milano.
In questa situazione di “emergenza terrorismo”, le forze politiche italiane si resero conto che la disciplina penale prevista dal nostro codice risultava di difficile applicazione rispetto alle organizzazioni eversive che a quel tempo operavano.
Infatti i delitti di cui agli artt. 305 e 306 c.p. e lo stesso art. 270 c.p. non riuscivano a fornire un inquadramento giuridico delle organizzazioni terroristiche e non garantivano, quindi, le giuste conseguenze, sul piano punitivo, in relazione alla gravità dei reati perpetrati da queste.
Sulla scorta di tale situazione emergenziale si sentì l’esigenza di impedire la diffusione di condotte eversive.
La prima svolta fu segnata dal decreto legge del 1979, n. 625 che all’art. 1 introduceva una nuova circostanza aggravante generica che prevedeva un aumento di pena per i reati commessi con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico, introducendo nel codice penale l’art. 270 bis quale reato associativo volto a punire le organizzazioni criminali che agivano con fine di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico.
Tale novità legislativa in tema di terrorismo aveva un duplice scopo:
- da un lato un ampliamento delle previsioni incriminatrici e l’inasprimento sanzionatorio laddove emergeva una lacuna normativa;
- dall’altro lato una normativa premiale volta a garantire l’impunità ai soggetti che si fossero dissociati da queste organizzazioni criminali, impendendo lo svolgimento dell’attività criminosa o agevolando la disgregazione dell’organizzazione stessa. Prevedendo, altresì, delle circostanze attenuanti a favore di quanti collaborassero con le autorità per individuare gli organizzatori delle associazioni.
La formulazione dell’art. 270 bis c.p. risultava, però, molto generica e veniva concepita con una funzione sussidiaria, infatti era presente una clausola di riserva a favore dell’art. 305 c.p.
Lo scopo che il legislatore voleva perseguire era, dunque, quello di introdurre uno strumento generale per far fronte alle nuove esperienze terroristiche e ai nuovi fenomeni associativi.
Con la legge 15 del 1980, di conversione del decreto legge, veniva modificato l’art. 270 bis c.p., eliminando, così, la clausola di riserva a favore dell’art. 305 c.p.
Infatti la soppressione della clausola “de qua” aveva lo scopo di eliminare futuri problemi ermeneutici che avrebbero potuto diminuire la portata della norma stessa.
La norma viene inserita nel capo dei “delitti contro la personalità dello Stato” e non tra i delitti associativi, ancorché disciplinasse una condotta evidentemente associativa. [...]
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L'esperienza del c.d. concorso esterno nelle associazioni diverse da quella di stampo mafioso
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Informazioni tesi
Autore: | Valentina Luongo |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Matteo Caputo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 239 |
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