La funzione risocializzativa della pena: dati di una ricerca sul ''Corriere della sera'' nel periodo 2002-2008
Evoluzione delle teorie sui mass media
Prima di procedere ad un approfondimento empirico delle tematiche trattate si vuole offrire un inquadramento relativo all’area della communication research proponendo una sintesi storica sull’evoluzione degli studi sui mass media e in particolare sui loro effetti persuasivi.
Questo perché la modalità con cui viene trasmessa e appunto percepita un’informazione – e nello specifico il tema delle pene riabilitative – è oggetto di analisi di questa tesi.
Va premesso che tutta la realtà umana e sociale appare oggi costruita sulla comunicazione. L’idea di comunicazione oscilla tra lo scambio di informazione e la seduzione, fra il dialogo e la manipolazione, tra un dominio assoluto del comunicatore e una libertà altrettanto assoluta del destinatario.
E’ ormai ampiamente condiviso il concetto che qualsiasi studio sulla comunicazione di massa comprenda inevitabilmente fondamenti delle scienze sociali (psicologia, sociologia, economia, diritto) così come nozioni storiche, linguistiche e tecnologiche.
Nel corso degli anni le teorie, le tecniche e gli effetti della comunicazione sono stati però analizzati e interpretati in modi molto differenti.
Con l’invenzione dei media elettronici, ossia con il passaggio dalla “galassia Gutenberg” alla “galassia telematica”, “è avvenuta nel campo dei media una rivoluzione che si è riflessa direttamente sul mutamento della società.”
“La comunicazione prevalente è diventata la comunicazione di massa che ha caratteri completamente diversi da quelli della comunicazione interpersonale. Si rivolge ad un pubblico vasto, eterogeneo, anonimo. Giornali, radio, televisioni divengono il principale strumento ideologico della società avanzata”.
La problematica sottesa all’evoluzione della communication research è – come si vedrà – legata soprattutto alla diversa interpretazione che viene data alla capacità persuasiva dei media.
“La contrapposizione tra verità e opinione, fra oggettività dei contenuti ed efficacia persuasiva delle argomentazioni è rimasta una questione aperta e tuttora dibattuta.”
Verrà di seguito proposto un percorso di presentazione delle teorie comunicative che si soffermerà proprio sulle potenzialità persuasive della comunicazione di massa.
Negli anni 20-30 del ‘900 prese piede la teoria ipodermica che si basava su un concetto di società di massa in cui vi era una connessione diretta tra l’esposizione al messaggio (stimolo) e il comportamento (risposta). Secondo tale teoria – ovviamente influenzata dalle esperienze totalitarie di quel periodo - “se una persona è raggiunta dalla propaganda può essere controllata, manipolata, indotta ad agire”.
Vi fu, già negli anni ‘30-‘40, un primo superamento con Lasswell, secondo il quale per descrivere un atto comunicativo bisognava rispondere ad una serie di domande – chi?; dice cosa?; attraverso quale canale?; a chi?; con quale effetto? – andando inevitabilmente a scomodare vari settori di ricerca (emittenti, contenuto dei messaggi, mezzi, audience, effetti). La comunicazione veniva concepita come intenzionale, mentre il ruolo del destinatario rimaneva sostanzialmente passivo. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
La funzione risocializzativa della pena: dati di una ricerca sul ''Corriere della sera'' nel periodo 2002-2008
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Informazioni tesi
Autore: | Stefania Giudici |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Ernesto Calvanese |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 211 |
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