Riabilitazione dell'arto superiore nel paziente emiparetico con utilizzo dei robot
Evidenze sulla terapia robotica dell'arto superiore nel paziente emiparetico
Il campo della riabilitazione motoria robot-assistita, indipendente dalla RV, ha inizio nel 1997 con la pubblicazione dei risultati del primo studio clinico del MIT-MANUS, un robot planare per la riabilitazione dell’arto superiore [22]. Tale studio concluse che pazienti in fase sub-acuta post-stroke manifestano un recupero funzionale maggiore se ricevono assistenza robotica in aggiunta alla terapia tradizionale. Dopo la pubblicazione del primo articolo del 1997 di MIT-MANUS, numerosi gruppi di ricerca sono stati finanziati da agenzie pubbliche e private nello sviluppo di dispositivi robotici per la riabilitazione degli arti.
Studi clinici si sono susseguiti e una recensione sistematica dei robot per riabilitazione motoria post-stroke ha concluso che la terapia robotica è utile per migliorare la forza degli arti e può promuovere il recupero motorio più della terapia tradizionale [23]. Nonostante ciò, il campo della riabilitazione robotica deve ancora superare sfide molto importanti [24]. La terapia robotica assistita ha portato a buoni risultati ma senza un eccessivo salto di qualità nella riabilitazione rispetto alla terapia tradizionale. Questo gap è ridotto a causa del limitato campione sperimentale e dalle specifiche tecniche riabilitativa utilizzate [25].
Tuttavia, i miglioramenti significativi nell’abilità motoria riscontrati giustificano il training ripetitivo di movimenti come una valida strategia per il recupero dell'impedimento dell’arto superiore emiparetico, con o senza l’uso di dispositivi robotici e l’attivazione volontaria “task-related” del sistema motorio danneggiato, e come stimolo chiave per il recupero funzionale dopo l’ictus.
Perciò non è stato ancora dimostrato in che modalità di applicazione e quantità, i robot siano necessari a raggiungere determinati livelli di recupero;ma si sono comunque osservati effetti tendenzialmente positivi sui risultati della terapia robotica. Certamente, alcuni risultati di recupero si possono raggiungere anche senza l’utilizzo di robot.
Infatti, come suggerito in un altro studio, ciò che stimola il recupero funzionale, è soprattutto elicitabile dallo sforzo stesso che il paziente riesce ad esprimere. [25] Dunque, il problema fondamentale che impedisce alla terapia motoria robotica di svilupparsi in modo definitivo, garantendo benefici ora solo sperati, è la mancanza di una conoscenza certa e dettagliata riguardo il processo di “motor learning” durante la riabilitazione neurologica, ovvero come e con che tempestiche il sistema sensorimotorio si riorganizza in seguito a terapia riabilitativa.
Ricerche sulla risposta del sistema motorio all’allenamento hanno permesso importanti passi in avanti nell’ultimo ventennio, tuttavia, le conoscenze dei meccanismi comportamentali che causano questa riorganizzazione sono ancora limitate: si sa che è promossa dalla ripetizione e, soprattutto, dall' attiva partecipazione del paziente [29, 30] e si sa che gli errori cinematici guidano l’adattamento motorio [31, 26].
Tuttavia la precisa modalità con la quale l’impegno mentale, la ripetizione e gli errori cinematici si traducono in uno schema di recupero, non è ancora stata definita. Questo vuoto di conoscenza rappresenta un problema, perchè non essendoci basi teoriche sufficientemente solide, non si è in grado di sintetizzare meccanismi, algoritmi ed iter terapeutici ottimali sui quali fondare in modo certo nuovi dispositivi per un'ottimale terapia riabilitativa robotica. […]
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Riabilitazione dell'arto superiore nel paziente emiparetico con utilizzo dei robot
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Informazioni tesi
Autore: | Davide Calloni |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli studi di Genova |
Facoltà: | Medicina e Chirurgia |
Corso: | Fisioterapia |
Relatore: | Simonetta Amadi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 96 |
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