Sensibilizzazione e formazione della popolazione sulla donazione di organi e tessuti
Etica e Deontologia della donazione di organi e tessuti
Su diversi punti di vista, la donazione e il trapianto di organi, tessuti e cellule sono argomenti molto importanti ma anche molto delicati da trattare, soprattutto perché le decisioni vengono prese, nella maggior parte dei casi, in momenti molto delicati e sensibili per la famiglia, sia del donatore che del ricevente. Il dibattito etico che si viene a creare su questa tematica è significativo, soprattutto sul “quando” e sul “come” si può e si deve effettuare una donazione ed il successivo trapianto. Questo dibattito è molto complesso e tale complessità nasce proprio dalle varie interpretazioni che possiamo dare alla parola “etica”, che viene definita “come una dottrina o una riflessione speculativa intorno al comportamento dell’uomo, soprattutto quanto intenda indicare quale sia il vero bene e quali i mezzi per conseguirlo, quali siano i doveri morali verso sé stessi e verso gli altri, e quali i criteri per giudicare sulla moralità umana”25. La difficoltà, dunque, sta proprio nel capire cosa si deve intendere per “vero bene “ e perché una cosa può essere ritenuta “giusta” mentre un’altra viene considerata “sbagliata”.
Se consideriamo il dono, con una visione comune, come un’offerta libera, volontaria, non retribuita ed anonima, ha tutti i requisiti perché possa essere considerata una scelta “giusta”. Il filosofo Jacques Derrida arrivò ad una conclusione ben diversa per la quale, il dono, per come viene percepito comunemente, sia impossibile perché “c’è dono, in senso assoluto, soltanto dove il gesto presenti una totale asimmetria, una gratuità talmente radicale da implicare non solo la completa assenza di contatto e conoscenza tra donatore e ricevente, ma persino la perdita, in entrambi, della consapevolezza stessa di aver offerto o ricevuto il dono”26. Se ci fermassimo, però, alla semplice definizione che il filosofo francese dà su cosa sia il dono per lui, allora noteremo che il concetto di dono rimane solamente una concezione utopica che nella pratica non si potrà mai realizzare.
Per Derrida il dono vero e proprio è ciò che non sembra un dono né agli occhi del donatore né agli occhi del ricevente e quando una qualsiasi cosa prende la qualifica di “dono” allora, nella parte più inconscia, si andranno a creare aspettative o vincoli, a prescindere dalla concezione che il donatore ha nei confronti della donazione.
Come si può capire se donare è una scelta giusta o una scelta sbagliata?
Questo dilemma viene affrontato in parte dalla deontologia, ovvero l’insieme delle regole morali che disciplinano l’esercizio di una determinata professione. La deontologia ha lo scopo di aiutare il professionista a capire cosa sia giusto o sbagliato e quindi poter prendere la giusta decisione per quella determinata situazione, dando al professionista tutti gli strumenti necessari. Per l’articolo 26 del Codice deontologico “l’infermiere favorisce l’informazione sulla donazione di sangue, tessuti e organi quale atto di solidarietà. Educa e sostiene le persone coinvolte nel donare e nel ricevere”.
Proprio per questo motivo è molto importante che l’infermiere sia informato e conosca l’argomento della donazione e del trapianto proprio perché è proprio lui che farà da guida alla persona, donatore o ricevente che sia.
In questi due anni di pandemia, i dubbi e le riflessioni emerse da un punto di vista della rete dei trapianti sono aumentati, soprattutto si è messo in dubbio se fosse giusto o meno utilizzare parte delle risorse sanitarie impegnate nella lotta al COVID-19 per le attività di donazione e trapianto di organi e tessuti. Poiché il trapianto e la donazione sono trattamenti salvavita, si è avuto un riscontro positivo a favore della donazione e del trapianto. Essere trapiantati porta, però, ad un’immunodepressione molto importante che potenzia il rischio di contrarre le infezioni batteriche o virali. Per tale motivo è importante valutare quale sia il rischio maggiore per la persona: se ricevere un trapianto oppure quello di rischiare di contrarre un’infezione maggiore in un momento di immunodepressione elevata.
Durante la pandemia, sia il CNT che il Ministero della Salute, per evitare discussioni, si sono espressi in ambito di donazione e trapianto, confermando che il trapianto è una terapia essenziale e salvavita per la quale non è possibile effettuare sospensioni. Con il Covid-19, inoltre, si sono azzerate le segnalazioni di donatori per morte encefalica e si sono portati quasi a zero anche i casi di donatore a cuore fermo.
Questo accade perché in un momento di emergenza sanitaria a volte è difficile identificare il potenziale donatore e per svariate cause, come ad esempio carenza di personale e di risorse, il processo di donazione può essere intaccato.
In questo periodo un ruolo fondamentale nella diminuzione dei consensi alla donazione è derivato non solo a causa della sottrazione delle risorse indirizzate alla donazione di organi, tessuti e cellule, ma anche dalla diminuzione dei rapporti che il personale sanitario instaura con le famiglie dei potenziali donatori. Questa riduzione è stata provocata anche dalla restrizione dell’accesso alle strutture sanitarie che ha fatto sì che venissero a crearsi sempre meno i rapporti tra personale sanitario e le famiglie e, di conseguenza, si è verificata una drastica riduzione della possibilità di informazione e di condivisione di informazione sul tema della donazione.
[25] Definizione trascritta dal vocabolario Treccani.
[26] Pertini M. L’etica del trapianto: giusto donare e non aspettarsi un “grazie”, 25 gennaio 2016.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Sensibilizzazione e formazione della popolazione sulla donazione di organi e tessuti
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Informazioni tesi
Autore: | Matilde Ciardi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Scienze Infermieristiche |
Corso: | Infermieristica |
Relatore: | David Nucci |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 133 |
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