ADHD & Competenze di Parenting: alcuni contributi empirici

Crescere un bambino con ADHD può essere estremamente difficile per ogni genitore, un grande peso causato dalla loro disattenzione, impulsività, iperattività e costringendoli a supervisionare, monitorare, insegnare, organizzare, pianificare, strutturare, premiare, punire, guidare, tamponare e proteggere molto di più rispetto ai genitori normali. Dietro ad un comportamento eccessivo, impegnativo e detestabile di un bambino con ADHD si nasconde un costante bisogno di essere difeso, amato, incoraggiato e protetto (Barkley, 2011).
Il comportamento di bambini e adolescenti con ADHD implica grandi difficoltà per i genitori nella loro educazione, e genera alti livelli di stress familiare che influenzando la salute fisica e mentale dei genitori e le pratiche genitoriali (Mufioz-Silva et al., 2017). La convivenza con un bambino con ADHD influenza la vita quotidiana delle famiglie, il modo in cui i genitori riescono a mantenere una vita familiare sopportabile, i fattori di supporto o meno e le esperienze di collaborazione dei genitori con professionisti in contesti diversi. Il senso di colpa, la speranza, la stigmatizzazione, l'esaurimento, la riconciliazione e la collaborazione professionale influenzano la complessità delle esperienze genitoriali (Laugesen & Groenkjaer, 2015). Essere genitori di un bambino con ADHD implica dover diventare centrati sui principi, essere esecutivi (dirigere e coordinare) e più importante divenire scientifici, questo significa essere umili, ammettendo di non poter conoscere tutto ciò che c'è da sapere per aiutare il proprio figlio, significa studiare il disturbo e sperimentare strategie (D'Errico & Aiello, 2007).
Le famiglie e, soprattutto, i genitori sono oggetto di colpevolizzazione sia da parte della società sia da una classe medica impreparata, essa sembra essere una caratteristica costante presente nelle testimonianze dei genitori, nonché il motivo che genera in loro molte paure e un senso di forte frustrazione ed incapacità, sentimenti come rabbia, impotenza e inadeguatezza (Aiello, 2004). [...]