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Segreto di Stato e indagini preliminari

Essenzialità della prova soggetta a segreto, la dichiarazione di non doversi procedere

L'art. 256 c.p.p. recita al comma 3: “Quando la dichiarazione concerne un segreto di Stato, l'Autorità giudiziaria ne informa il Presidente del Consiglio dei Ministri, chiedendo che ne sia data conferma. Qualora il segreto sia confermato e la prova sia essenziale per la definizione del processo, il giudice dichiara di non doversi procedere per l'esistenza di un segreto di Stato”.
Si viene così a configurare, se il segreto viene ritualmente opposto, una improcedibilità processuale che deve essere dichiarata dal giudice delle indagini preliminari. Presupposto indefettibile affinché si possa arrivare a pronunciare sentenza di non doversi procedere è che, come espressamente statuisce la norma, la prova coperta dal segreto sia essenziale e che, ovviamente, il segreto sia stato opposto; anche se “...Non esiste una necessaria interferenza tra la tutela del segreto e l'accertamento del fatto oggetto di imputazione: di norma la funzione giurisdizionale, pur ostacolata dalla regola dell'esclusione, continua a poter essere efficacemente esercitata, patendo, quale unica conseguenza, quella di dover rinunciare alla conoscenza degli “arcana”, senz'altro utili, ma non sempre indispensabili al soddisfacimento delle istanze accertative” (Bonzano, "La Consulta suggerisce una tutela oggettiva e assoluta del segreto di Stato nel processo penale").

La stessa norma quando dispone “..Il non doversi procedere per l'esistenza del segreto di Stato”, in realtà commette una imprecisione lessicale superabile in via interpretativa-sistematica. Stando alla lettera di questo ultimo assunto, la sentenza di non doversi procedere sembra la diretta conseguenza dell'opposizione del segreto, mentre nulla vieta sostanzialmente all'Autorità giudiziaria di continuare a esercitare la propria attività giurisdizionale basandosi su elementi autonomi e indipendenti, che prescindono dunque dal segreto.
L'opposizione del segreto non è idonea di per sé a sospendere o interrompere il processo se la prova che ne deriverebbe non sia essenziale per la definizione dello stesso. Pecca di disattenzione il legislatore lasciando intendere, con imprecisione lessicale il contrario. Il segreto pone un limite, oltre questo limite l'indagine conoscitiva non può affacciarsi, ma il giudice può indagare su quello che sia al di là di questo limite e arrivare finanche a una pronuncia nel merito oltre che nel rito. Secondo una prima interpretazione verrebbe naturale cogliere uno stretto collegamento tra l'istituto del segreto di Stato e l'improcedibilità processuale, ma così non è, non essendoci un diretto collegamento tra la conferma del vincolo e la sentenza di non doversi procedere.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Segreto di Stato e indagini preliminari

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Informazioni tesi

  Autore: Matteo Ventura
  Tipo: Tesi di Laurea Magistrale
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Perugia
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Carlo Fiorio
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 180

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Parole chiave

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legge 124/2007
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