Psicoanalisi dell'Arte e della Musica
Esperienza psicoanalitica e musicale
Sia l’analista che il compositore devono prestare ascolto al mormorio dei più oscuri recessi e delle maggiori profondità della psiche […]. Quando il loro udito si impoverisce, essi non vanno oltre una comprensione superficiale e fatue informazioni (Reik, 1953)
Alcuni autori hanno messo in evidenza varie analogie esistenti tra la psicoanalisi e la musica.
Una prima considerazione riguarda il concetto di “interpretazione”, strumento principe della psicoanalisi, come del musicista. Entrambe le interpretazioni permettono di rivelare quello che a prima vista non c’è scritto nello spartito o nella narrazione, lasciando spazio al linguaggio secondario, più profondo, del compositore/analizzando. (Todesco, 1987). Petrella (1998) esprime un concetto simile nel suo paragone tra ascolto musicale e ascolto analitico. In entrambi è importante una posizione recettiva, dove si crea un vuoto che lascia spazio alla costruzione di senso, di nuovi significati. Inoltre egli valorizza il tono, “la musica” nelle parole dell’analizzando, la concordanza o discordanza tra la parola e la musica nella determinazione del senso del discorso. L’incrocio tra la parola e la musica è fondamentale, configura una forma e uno stile. Per comprendere appieno occorre quindi stabilire connessioni, valorizzare tutti gli elementi, rapportarli al conteso, mettere alla prova l’immaginazione. Il senso si costituirà anche per gli sviluppi che si producono in chi ascolta.
Un ulteriore analogia tra esperienza psicoanalitica e musicale (Todesco, 1987) è stata riferita per quanto riguarda le specifica modalità di ascolto. La sensazione, frequente soprattutto nella musica romantica, di “abbandonarsi alla melodia”, può bene essere accostata a ciò che Freud chiamò “sentimento oceanico”: uno stato in cui non c’è comunicazione tra autore e ascoltatore, ma avviene un immersione fusionale tra sensazioni che ricordano l’ambiente prenatale. Accanto a questo è stata proposta l’idea di un altro tipo di ascolto - probabilmente riscontrabile nella musica contemporanea, soprattutto dodecafonica - più “separato”, una modalità in cui si percepisce se stessi separatamente rispetto al mondo esterno. D'altronde vari autori hanno messo in luce come la formazione del sé avvenga a partire da un primo stato fusionale, a uno successivo in cui il mondo interno e esterno vengono differenziati. Questo secondo tipo di ascolto, in termini psicoanalitici, si approssima alla cosiddetta “attenzione fluttuante” teorizzata da Freud. La contrapposizione tra un ascolto fusionale e uno più separato sarebbe in ragione dell’evoluzione avvenuta dalla musica classica a quella dodecafonica. Nella musica classica la tonalità stabilisce una gerarchia dei suoni, a differenza della musica dodecafonica, in cui sarebbe perciò più difficile nell’ascolto seguire il proprio filo melodico interiore. Viene richiesta maggiore sospensione di memoria e desiderio per poter cogliere l’importanza di ogni nota, senza appoggiarsi a gerarchie tonali o melodiche.
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Psicoanalisi dell'Arte e della Musica
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Informazioni tesi
Autore: | Marcella Onzo |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Seconda Università degli Studi di Napoli |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze e tecniche psicologiche |
Relatore: | Carmela Guerriera |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 41 |
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