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Sublimazione, Arte e Psicoanalisi: revisione della letteratura e implicazioni terapeutiche.

Esperienza creativa nel processo di cura

Nel corso del progresso della realtà civile, l’uomo diviene mero strumento al servizio della produzione costretto, come un ingranaggio, in messe in atto stereotipate e ripetitive – se non meccaniche – ritrovandosi scisso dal proprio mondo interiore. Al giorno d’oggi, l’area socioculturale a cui l’uomo appartiene richiede ritmi talmente serrati, da infondergli una deumanizzazione che lo allontana dalla propria autenticità esistenziale. Erich Fromm (1959), psicologo e psicoanalista tedesco, definisce tale orientamento alla realtà che priva l’uomo della propria soggettività e autenticità, come alienazione esistenziale. La ragione di tale alienazione sta nella complessità della ricerca della individuale autenticità, quale richiede fatica, tempo e sacrifici; coloro che intraprendono tale percorso verso la ricerca del proprio Sé, navigano nell’incertezza e nell’ignoto, incontrando pericoli, conflitti, possibilità di fallimento e crisi. L’uomo, pertanto, preferisce sperimentare la propria esistenza esclusivamente in funzione di ciò che possiede e consuma (Fromm, 1976) anziché navigare in acque apparentemente sconosciute e potenzialmente pericolose a cui naturalmente appartiene, in quanto timoroso che esse possano divenire artefici di crisi, fallimenti o di sottrazione infruttuosa del proprio tempo a disposizione, da poter investire nella produzione cooperativa tipica del sistema ordinato che la realtà civile ben raffigura.
Giungere ad una autentica esperienza dell’Io e, pertanto, alla suddetta presa di coscienza mediante cui l’individuo acquista consapevolezza dei propri comportamenti e pensieri, a seguito di un tortuoso processo di esplorazione della propria autenticità, rappresenta una meta difficoltosa da raggiungere. Esplorare se stessi significa, difatti, andare incontro ai vari conflitti ben radicati nella natura umana.
Una modalità funzionale attraverso cui intraprendere tale processo esplorativo è la creatività. Ben noto alla psicoanalisi è l’elemento cardine rappresentato dall’Inconscio, quale fonte primordiale da cui la creatività può attingere. Ne diviene dimostrazione il sogno, il cui contenuto latente costituito prevalentemente da simboli e processi primari rappresenta una moltitudine di significati, al pari del linguaggio artistico e poetico. La capacità simbolopoietica33, o di simbolizzazione, attraverso cui il contenuto latente del sogno e il linguaggio artistico esprimono i significati più nascosti dell’Inconscio in modalità tali da poter essere verbalizzati e, pertanto, resi accessibili e idonei alla presa visione della Coscienza, rappresenta uno degli sviluppi più creativi dell’Inconscio, al fine di rappresentare la realtà interna ed esterna dell’Essere.
In ogni attività creativa “colui che crea si fonde con la propria materia, che rappresenta il mondo che lo circonda. Sia che il contadino coltivi il grano o il pittore dipinga un quadro, in ogni tipo di lavoro creativo l’artefice e il suo oggetto (nel secondo caso, il quadro) diventano un’unica cosa: l’uomo si unisce col mondo interno ed esterno nel processo di creazione” (Fromm, 1959)34. La stessa linea teorica si ritrova nella riflessione, precedentemente esposta, da Winnicott, la cui formulazione dello spazio potenziale come quell’area tra l’Io e il mondo esterno in cui il bambino prova piacere e soddisfacimento nell’utilizzo di strumenti culturali e artistici, permette di comprendere quanto la creatività sia ben presente all’interno di ciascun essere umano, sin dalla nascita. Ogni bambino, difatti, può essere definito un artista, sulla base della sua capacità di utilizzare la propria creatività come strumento di esplorazione del proprio mondo interno ed esterno; il problema consiste nel rimanere tale durante lo sviluppo e la vita adulta.

Mediante la creatività e la rispettiva simbolizzazione che ne consegue, tuttavia, l’uomo ha la possibilità di ritrovare la propria l’autenticità esistenziale perduta nel corso della vita adulta, nonché compiere un processo di esplorazione del Sé, e insieme ad esso, della sofferenza psichica celata dalle cose concrete della vita quotidiana a cui la realtà civile richiede di prestare il massimo servizio. L’opera simbolica che ne consegue, pertanto, diviene raffigurazione massima di conflitti, tensioni, pulsioni e sfaccettature varie latenti che costituiscono l’Essere, mediante cui l’uomo giunge ad una nuova percezione della realtà circostante e della realtà interna, trasformando le medesime sofferenze e tensioni psichiche, inibite ad agire nella loro formula originaria, in opera d’arte, rappresentante la suddetta conquista sublimatoria.
L'arte perviene […] a una conciliazione dei due principi. L'artista è originariamente un uomo che si distacca dalla realtà giacché non riesce a adattarsi alla rinuncia al soddisfacimento pulsionale che la realtà inizialmente esige, e lascia che i suoi desideri di amore e di gloria si realizzino nella vita delle fantasie. Egli trova però la via per ritornare dal mondo della fantasia alla realtà, poiché grazie alle sue doti particolari trasfigura le sue fantasie in una nuova specie di “cose vere”, che vengono fatte valere dagli uomini come preziose immagini riflesse la realtà.” (Freud, 1911)35.
Ben risaputo è il particolare interesse posto da Freud nell’espressione artistica come mezzo attraverso cui veicolare elementi e meccanismi inconsci dell’individuo mediante produzioni reali, accettabili socialmente. La creatività artistica, difatti, prende in essere il prototipo agire sublimatorio sopra esplicato, sulla base della sua proprietà trasformativa di pensieri, desideri e pulsioni inconsce in modus operandi che siano tollerati dalla realtà civile cui l’uomo appartiene e che apportino, all’uomo stesso, benefici psichici in seguito alla loro manifestazione, seppur non nelle loro modalità originarie. La produzione ed espressione artistica, correlata alla sublimazione, pertanto, diviene metodo di auto-esplorazione e svelamento del Sé e, in conseguenza a ciò, di terapia e di cura di tensioni e disagi individuali o, ancor meglio, di manifestazione esterna dei medesimi in modalità che non risultino antagoniste alla volontà di un esterno collettivo costituito da norme ben precise, mediante cui si raggiunge una forma di sollievo e scarica di propri meccanismi inconsci; in tal senso, il prodotto artistico finale assume il ruolo di contenitore strumentale di un Inconscio individuale. Edith Kramer, pioniera dell’arteterapia e seguace della teoria psicoanalitica, definisce l’arte un modello del funzionamento dell’Io, mediante cui “creare una zona di vita simbolica che permette la sperimentazione di idee e sentimenti, portare alla luce le complessità e le contraddizioni della vita, dimostrare la capacità dell’uomo di trascendere il conflitto e di creare ordine dal caos e, infine, di dare piacere” (Kramer, 1977)36. Con tale riflessione, l’arteterapia sembra rappresentare il risultato cardine del suddetto processo trasformativo della sublimazione.
Pertanto, il processo creativo inserito nel campo terapeutico rappresenta un momento intermedio in cui emozioni, vissuti ed energie vengono mobilitate nel prodotto artistico, inteso come massima testimonianza di vuoti, angosce, tensioni e di tutte quelle avventure interiori all’uomo. In tal modo, riprendendo la riflessione di Fromm, “l’artefice e il suo oggetto, nonché il suo prodotto artistico, diventano un’unica cosa” (1959)37 e da tale unione, scaturita dall’espressione mediante arte di elementi inconsci, si raggiunge la via della guarigione. L’arte, dunque, diviene agente riparatrice dal dolore individuale; lo stesso dolore enunciato dalla Klein e percepito dall’infante il quale, per far fronte ad esso, attua un processo di riparazione.

Dare forma a ciò che risulta spesso impossibile da esprimere equivale a creare una rappresentazione completa della figura materna nella teoria kleiniana durante la posizione depressiva dell’infante. In tal senso, il prodotto artistico creato diviene quella rappresentazione completa ricercata del proprio Sé e della realtà circostante, mediante cui, riprendendo le parole della Kramer, si crea ordine dal caos. Secondo Margaret Naumburg, considerata la fondatrice dell’arteterapia in America, “il processo dell’arteterapia si basa sul riconoscere che i sentimenti e i pensieri più profondi dell’uomo, derivati dall’Inconscio, raggiungono espressione di immagini, piuttosto che di parole” (Naumburg, 1966)38; pertanto, seguendo la sua linea teorica, il prodotto artistico rappresenta quella possibilità di accesso all’inconscio utilizzabile nel continuum terapeutico e conseguendone la risoluzione di conflitti interni.
In considerazione di tali assunti di base sull’arte come terapia, nonché risultato massimo della sublimazione nei contesti di cura, nel seguente paragrafo del capitolo in oggetto, si vuole passare in rassegna alcune delle indagini scientifiche effettuate, in cui ben si evince la teoria della sublimazione, sino ad ora esposta, nell’espressione artistica in ambiti terapeutici e auto-esplorativi.



33 Espressione presa in prestito da Andreoli, S. (2021) in “L’importanza della creatività nella vita e il ruolo dell’esperienza psicoanalitica”.
34 Fromm E. (1959) “Creativity and its Cultivation”, in Anderson H. H., trad. it. “La creatività e le sue prospettive”, a cura di D. Simeone (2020), corsivo mio.
35 Freud, S. (1911). “Precisazioni su due principi dell’accadere psichico”, in OSF, p. 458.
36 Kramer, E. (1977). “Arte come terapia nell’infanzia”, La nuova Italia Editrice.
37 Fromm, E. (1959) “Creativity and its Cultivation”, in Anderson H. H., trad. it. “La creatività e le sue prospettive”, a cura di D. Simeone (2020), corsivo mio.
38 Naumburg, M. (1966). “Dynamically oriented art therapy: its principles and practices”.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Sublimazione, Arte e Psicoanalisi: revisione della letteratura e implicazioni terapeutiche.

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Informazioni tesi

  Autore: Andrea Mazzaro
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2023-24
  Università: Università degli Studi di Foggia
  Facoltà: Scienze e Tecniche Psicologiche
  Corso: Psicologia
  Relatore: Salvatore Iuso
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 56

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