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Quanto sento il tuo dolore? Modulazione del grado di empatia per il dolore nei confronti di soggetti appartenenti ad altre etnie.

Emozioni ed espressioni facciali

Ancora prima della scoperta dei neuroni specchio i ricercatori hanno indagato sulla comunicazione di aree prettamente motorie, come quelle delle espressioni facciali (guidate dalle zone corticali responsabili del movimento dei muscoli facciali), con le aree sottocorticali responsabili nella risposta emotiva analoga all’espressione.
Gia alla fine dell’800 lo studioso Charles Darwin (1873) descrisse nel suo libro, intitolato “L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli altri animali”, come le espressioni facciali siano predeterminate biologicamente, osservando il coinvolgimento dei muscoli facciali relativi a vissuti emotivi di base (rabbia, stupore e paura) e come essi siano gli stessi in uomini appartenenti a culture e civiltà diverse e addirittura in alcuni primati. Darwin fu uno dei primi a dimostrare il collegamento vissuto emotivo/espressione facciale.
Per dimostrare quanto sia importante la mimica facciale per la percezione dello stato emotivo altrui, Ulf Dimberg chiese ai soggetti del suo studio di comprendere l’emozione espressa sul volto di persone raffigurate nelle immagini.
Lo studioso osservò come l’attività dei muscoli coinvolti nell’espressione osservata sia aumentata nei soggetti sperimentali, a testimoniare il fatto che alla semplice osservazione di una mimica facciale noi simuliamo quell’espressione sui propri piani motori così da comprendere ciò che prova l’altro ( Dimberg,1982).
Ancora più sorprendenti sono stati i risultati dello studio della psicologa sociale francese Paula Niedenthal. La ricercatrice chiese a due gruppi sperimentali di notare i cambiamenti delle espressioni facciali di altre persone. La differenza dei due gruppi era che in uno, i soggetti dovevano tenere fra i denti una matita che limitava l’attivazione dei muscoli relativi alle espressioni facciali.
L’ipotesi era che i soggetti con la matita fra i denti avessero più difficoltà a percepire i cambiamenti della mimica facciale perché non riuscivano a trasferirli sui propri piani motori che erano coinvolti nel mantenere la matita fra i denti. I risultati confermarono le ipotesi e rafforzarono il modello della simulazione incarnata (Niedenthal, Barsalou, Winkielmann, Krauth-Gruber e Ric, 2005).

“Per capire ciò che fa l’altro dobbiamo provarlo sulla nostra pelle”

Questo brano è tratto dalla tesi:

Quanto sento il tuo dolore? Modulazione del grado di empatia per il dolore nei confronti di soggetti appartenenti ad altre etnie.

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Informazioni tesi

  Autore: Claudio Francesco Bivacqua
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Palermo
  Facoltà: Scienze della Formazione
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Massimiliano Oliveri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 41

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Parole chiave

empatia
neuroni specchio
appartenenza etnica
corteccia cingolata
razzismo implicito
empatia dolore

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