La visione della persona umana nel pensiero di Giorgio La Pira
Elementi centrali del pensiero politico di Giorgio La Pira
Per comprendere il pensiero politico di Giorgio La Pira bisogna fare alcune osservazioni previe. Anzitutto non bisogna aspettarsi di trovare nei suoi scritti una trattazione formale e sistematica del suo pensiero. Piuttosto bisogna cercare una sintesi di esso avendo come riferimento alcuni scritti in particolare ma anche e soprattutto il suo operato. I testi di riferimento possono essere individuati in Il valore della persona umana, scritto nel 1943 ma pubblicato solo nel 1947; Premesse della politica, steso nel 1944, che con grande abilità mette a confronto le varie Weltanschauungen che nascono da dottrine politiche e filosofiche ereditate nella contemporaneità, mettendone in luce i limiti; Architettura dello Stato democratico, una raccolta di discorsi tenuti alla Costituente, l’articolo L’attesa della povera gente, La nostra vocazione sociale, sempre del 1944, ma pubblicato nel 1945.
A fare da perno a tutto il pensiero politico di Giorgio La Pira è la concezione della persona umana, intesa sempre in senso finalistico, sostanziale, e mai in senso strumentale nei confronti della società e dello Stato. Della persona umana in particolare, in questo paragrafo, si accennerà, per motivi contenutistici, in maniera non approfondita, cosa che sarà fatta in seguito nel prossimo capitolo. Per ora preme porre in evidenza alcuni aspetti caratterizzanti del pensiero e dell’agire politico di La Pira.
È utile, prima di passare ai dettagli, inquadrare le radici dell’impegno sociale di La Pira, nella concezione che egli aveva riguardo al cristiano, che non può fare a meno di fare i conti con la società. In particolare, nel testo La nostra vocazione sociale, è possibile rintracciare un tentativo di risposta da parte di La Pira ai nuovi scenari che si andavano delineando sul finire della Seconda guerra mondiale. Quindi la funzione di questo testo, a parere del curatore dell’edizione presa in esame, è quella di
Costruire un ideale ponte tra un “prima” e un “dopo”, per fare una sorta di punto della situazione e raccogliere idee in vista di nuovi percorsi che andavano già delineandosi nell’orizzonte del secondo dopoguerra italiano.
Nelle prime pagine La Pira insiste molto sulla responsabilità sociale e politica del cristiano, che si pone necessariamente la domanda «cosa c’è da fare?», ed esamina le varie possibili vocazioni di un laico cristiano. Se essa fosse totalmente contemplativa sarebbe sufficiente rifugiarsi in un eremo e lì trascorrere l’intera vita per l’unum necessarium; se fosse totalmente sacerdotale, tutti amministrerebbero i sacramenti; ma la vocazione del laico cristiano non è neanche questa. I cristiani, che non vivono la condizione di consacrati, sono laici,
cioè delle creature inserite nel corpo sociale, poste in immediato contatto con le strutture della città umana: siamo padri di famiglia, insegnanti, operai, impiegati, industriali, artisti, commercianti, militari, uomini politici, agricoltori e così via; il nostro stato di vita ci fa non solo spettatori, ma necessariamente attori, dei più vasti drammi umani.
Questo brano è tratto dalla tesi:
La visione della persona umana nel pensiero di Giorgio La Pira
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Informazioni tesi
Autore: | Luca Micelli |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Roma Tor Vergata |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Francesco Miano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 186 |
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