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Validità di uno strumento per la misura dell'autoefficacia nello sport

Efficacia Collettiva nello Sport

In molti setting sportivi, gli atleti hanno bisogno di lavorare insieme unendo le loro risorse per il raggiungimento di obiettivi comuni (Feltz Mayers, Payment, 2004).
La capacità del gruppo sportivo di coordinarsi e agire deriva dalla condivisione di credenze circa le proprie competenze operative (Borgogni, 2001). Bandura (2000) suggerisce due criteri per determinare la stima delle percezioni dell’efficacia collettiva: il primo consiste nell’aggregare le valutazioni dei singoli membri riguardanti la loro capacità di portare a termine uno specifico compito relativo al ruolo occupato nel gruppo; il secondo nell’aggregare le stime delle valutazioni riguardanti la capacità del proprio gruppo di operare come un’unica entità.
Le divergenze sulle convinzioni di efficacia collettiva di un gruppo, dovrebbero essere minori rispetto a quelle di gruppi distinti. Nel caso in cui tale convinzione non si verifica, il gruppo difficilmente potrà essere considerato un’unità, in quanto carente di senso d’efficacia collettiva (Bandura, 2000).
Il senso di efficacia della squadra può incidere sull’impegno collettivo, ma anche e soprattutto sulla capacità di conservare la determinazione e la perseveranza, nonché sulla possibilità di rimanere orientati al raggiungimento di un obiettivo comune. Le squadre che hanno un forte senso di efficacia di gruppo sono quelle che ottengono maggiori successi e i loro atleti sentono di possedere ciò che occorre per riuscire nella prestazione. La mentalità vincente non garantisce di per sé una vittoria, ma è probabile che un team con scarso senso di efficacia confermi con la maggioranza delle proprie prestazioni un trend negativo. Durante i periodi di crisi e di sconfitte questo stato mentale può diffondersi e divenire contagioso: l’inefficacia dirompente di alcuni giocatori riesce a condizionare negativamente anche l’intero gruppo. L’esibizione di inefficacia, specie se proviene da un leader, provoca la sensibile diminuzione del senso di efficacia della squadra e ne deprime la prestazione. Inoltre il senso di fragilità incrementa gli errori, pone gli atleti in uno stato di tensione e li demoralizza.
In alcuni sport come lo sci, la ginnastica e il tennis, dove il risultato viene raggiunto con la somma delle singole prestazioni, l’interdipendenza e la coordinazione reciproca tra i membri della squadra hanno un valore molto relativo; nel baseball, così come negli altri giochi di squadra vi è una richiesta di coordinazione molto complessa e il risultato dipende molto dalla capacità di collaborazione e di intesa tra i membri. La presenza di un elemento debole può risultare deleteria per l’intero gruppo.
Altro fattore importante risulta essere l’affiatamento: in una squadra scarsamente coesa, dove ogni atleta gioca per dimostrare la propria abilità, il senso di efficacia collettiva sarà scarso anche se individualmente gli atleti sono capaci. La produttività di una squadra e i risultati che questa potrà ottenere (successi, bel gioco, fama, riconoscimenti) dipenderà molto spesso dalla coesione del gruppo. Dove la coesione è forte, i giocatori condividono le medesime aspirazioni, hanno un forte senso di identità collettiva e le prestazioni atletiche migliorano. La coesione di un gruppo viene analizzata sia sotto l’aspetto interpersonale, sia sotto l’aspetto aspirazionale; Gli atleti che sono molto convinti delle proprie capacità possono essere meno motivati ad investire grande impegno in allenamento; per motivare gli atleti a migliorare le proprie incertezze sulle abilità e le strategie in vista di una gara imminente, l’allenatore tenderà ad evidenziare le debolezze della sua squadra; quando si arriverà al momento della partita, cercherà di infondere nei giocatori un forte senso di efficacia collettiva competitiva per permetterle di dare il massimo.
Un’altra forma di compiacimento che gli allenatori devono cercare di mantenere sotto controllo è quello della squadra che, avendo fatto un buon campionato, può essere portata a pensare di far bene anche nella stagione successiva (errore di proiezione lineare); Così se le vittorie danno troppa sicurezza, i giocatori saranno meno propensi ad impegnarsi per mantenere o migliorare la prestazione. L’allenatore che limita l’autocompiacimento, crea le condizioni motivazionali ottimali per migliorare l’efficacia della squadra e del singolo atleta. La difficoltà maggiore sta nel rafforzare il senso di efficacia della squadra in vista di un incontro con avversari più forti: pochissimi errori saranno sufficienti a far diminuire la fiducia in se stessi; una strategia da seguire potrà essere quella di infondere una solida convinzione sulle capacità di recupero attraverso riprese video, che risultano più incisive e persuasive di qualsiasi incitamento. E’ inoltre giusto concentrarsi sull’obiettivo dell’apprendimento, smettendo di pensare alla vittoria o alla sconfitta, per trasmettere al gruppo il messaggio che non è la sconfitta che influisce sulle prestazioni successive, ma ciò che da essa si trae.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Validità di uno strumento per la misura dell'autoefficacia nello sport

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Informazioni tesi

  Autore: Federica Cicerchia
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2012-13
  Università: Università degli Studi di Roma La Sapienza
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Scienze e tecniche psicologiche
  Relatore: Guido Alessandri
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 33

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Parole chiave

sport
self-efficacy
autoefficacia
motivazione sportiva
prestazione sportiva
human-agency
efficacia collettiva nello sport

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