Il Benessere Lavorativo In Tempo di CoVid-19 Indagine Qualitativa su un Campione Di Lavoratori Autonomi Stranieri e Autoctoni Della Citta’ di Sassari
Effetti della pandemia sulla popolazione immigrata
Ai fini della presente tesi di ricerca, è utile indagare nelle sue linee generali l'impatto della pandemia CoVid-19 sugli immigrati, potendo costituire un importante punto di riferimento da utilizzare nello studio degli effetti riscontrati sul campione di lavoratori autonomi immigrati, che vivono e lavorano in Sardegna, nella città di Sassari.
Il sito web dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) ha pubblicato diversi articoli riguardanti gli effetti della pandemia sugli immigrati. E’ stato osservato come, a causa di una serie di vulnerabilità, quali la maggiore incidenza della povertà, le condizioni abitative sovraffollate e l'alta concentrazione in posti di lavoro nei quali è difficile mantenere la distanza fisica, gli immigrati sono molto più a rischio di infezione da CoVid-19 rispetto ai nativi, ed in particolare in alcuni studi condotti in diversi Paesi dell'OCSE si è parlato di un rischio di infezione almeno doppio.
Infatti, nonostante gli immigrati siano in media più giovani della popolazione nativa (l’età media degli stranieri è di 34,7 anni contro 46,2 dei nativi - dati ISTAT 2019), e quindi teoricamente meno suscettibili di sviluppare gravi effetti sulla salute a causa del CoVid-19, è un fatto consolidato che gruppi di popolazione con svantaggi socio-economici hanno più probabilità di avere cattive condizioni di salute e soffrono maggiormente di malattie croniche, che possono aumentare il rischio di co-morbilità nel contesto di CoVid-19. Gli immigrati nella maggior parte dei Paesi OCSE sono sovra rappresentati tra questi gruppi vulnerabili.
Circa il 30% degli immigrati, infatti, vive in condizioni di povertà relativa nell'OCSE, rispetto al 20% dei nativi (OCSE/Unione Europea, 2018). Inoltre, è più probabile che vivano in alloggi al di sotto degli standard (23% contro il 19%) e in abitazioni sovraffollate (17% contro l'8%). Le cattive condizioni abitative aumentano la probabilità di contagio, soprattutto se si considera che avviene in misura maggiore che gli immigrati vivano in famiglie allargate.
Essi vivono di solito in edifici e quartieri a maggiore densità abitativa, e questo vale soprattutto per i richiedenti asilo, il che rende più difficile il rispetto della distanza sociale. Inoltre, utilizzano in misura maggiore i trasporti pubblici (Brun e Simon, 2020), nei quali è potenzialmente elevato il rischio di contagio in tempi di pandemia, per il sovraffollamento dei mezzi di trasporto.
Non è inoltre da sottovalutare il fatto che la crescente disoccupazione e il ruolo dei viaggi internazionali nella diffusione iniziale della pandemia, possano provocare una reazione avversa dell'opinione pubblica nei confronti degli immigrati, aumentando in tal modo il loro livello di vulnerabilità. Diverse campagne di comunicazione hanno affrontato questo problema, focalizzandosi sulla falsa informazione riferita al ruolo degli immigrati nella diffusione del virus.
Peraltro, la pandemia CoVid-19 è arrivata in un momento cruciale per le migrazioni internazionali. Poco prima della crisi, in diversi Paesi si sono registrati afflussi record, e le popolazioni di immigrati e di figli di immigrati nativi sono cresciute praticamente ovunque. Oggi rappresentano una persona su cinque in tutta l'OCSE.
Il cambiamento delle congiuntura, dovuto alla crisi pandemica, può affievolire il processo d’integrazione che aveva ormai raggiunto un buon livello su molti fronti, prima della pandemia. In tutti i Paesi dell'OCSE, infatti, ad eccezione di Turchia e Colombia, negli ultimi cinque anni gli immigrati hanno avuto più successo nella ricerca e nel mantenimento di posti di lavoro, anche se nella maggior parte dei Paesi il divario con i nativi persiste ancora in misura non trascurabile. Allo stesso modo, nell'ultimo decennio l'atteggiamento nei confronti degli immigrati è migliorato nella maggior parte dei Paesi.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il Benessere Lavorativo In Tempo di CoVid-19 Indagine Qualitativa su un Campione Di Lavoratori Autonomi Stranieri e Autoctoni Della Citta’ di Sassari
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Informazioni tesi
Autore: | Giulia Putzu |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia del lavoro e del benessere nelle organizzazioni |
Relatore: | Annamaria Fantauzzi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 181 |
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