Educazione, odio interetnico, identità: la questione curda nel Sud-Est della Turchia
Educazione nella prima infanzia
Se nella maggior parte dei paesi europei l’educazione impartita nella prima infanzia è una realtà consolidata, di fondamentale importanza per lo sviluppo dell’individuo, in Turchia è una realtà recente ed il paese rimane indietro nelle statistiche rispetto agli altri paesi: nel 2007, il tasso di scolarizzazione per i bambini tra i 3 e i 6 anni era del 22,36%, contro un tasso superiore al 90% negli Stati Uniti ed in Europa già dagli anni 70 del XX secolo.
Il progetto Basic Education Project, finanziato da prestiti della Banca Mondiale e da fondi dell’Unione Europea, nello stesso anno includeva misure volte ad aumentare il numero di bambini inseriti in educazione prescolare con il supporto di UNICEF.
In un rapporto del 2013, la Banca Mondiale definisce quello nell’educazione prescolare come uno degli investimenti più efficaci e con maggior ritorno per un paese.
La prima infanzia è quella fase di vitale importanza nella crescita di una persona in cui si va alla scoperta dell’altro e dell’ambiente circostante, è l’occasione per la società di fare la differenza nelle vite dei bambini: ricevere stimoli positivi in questa fase della vita ha un forte impatto sullo sviluppo del potenziale intellettivo e delle competenze sociali: ogni bambino dovrebbe avere il diritto di partecipare a programmi educativi di qualità. Essendo la fase più critica dello sviluppo umano, l’educazione dei primi anni di vita dovrebbe ricevere più attenzione da parte di attori politici, ambiente accademico, insegnanti e famiglie.
Investire nell’educazione della prima infanzia significa bilanciare le opportunità di partenza dei bambini che si apprestano ad entrare nella scuola primaria e può avere un impatto significativo sui bambini provenienti da famiglie svantaggiate e sulle loro famiglie.
In questa fase, il bambino incomincia a percepire le differenze culturali83 ed in questo momento è fondamentale che impari a conoscere la diversità e conviverci pacificamente: la discriminazione viene dalla paura e la paura è dovuta ad una scarsa conoscenza dell’altro che porta a creare pregiudizi.
Il bambino a cui non viene impartita un’educazione prescolare sviluppa un’immagine di quello che è ritenuto più o meno opportuno basata unicamente sugli atteggiamenti degli adulti che fanno parte del suo cerchio più ristretto, del suo ambiente familiare, come madri, nonne, zie, vicine di casa alle cui cure sono affidati i bambini nell’odierna Turchia. Nelle zone più degradate di periferia, nel sudest del paese, la cura dei bambini in questa fascia d’età è spesso affidata alle sorelle di pochi anni più grandi, come ho avuto modo di constatare.
Incentivare l’educazione prescolare vuol dire quindi avere un impatto indiretto anche su educazione ed occupazione femminile: se i bambini più piccoli delle famiglie svantaggiate potessero frequentare scuole infantili, ciò renderebbe possibile per le sorelle maggiori frequentare la scuola primaria o secondaria liberandole dalla responsabilità dei fratelli minori e potrebbe facilitare l’inserimento in un percorso lavorativo delle madri, come conferma il report della Banca Mondiale del 2013 già menzionato.
Non investendo nell’educazione prescolare, la Turchia perde un’occasione unica di poter educare i bambini alla diversità e ridurre le forti disuguaglianze di accesso alle opportunità dovute a ragioni sociali, economiche, etniche, linguistiche e culturali.
Il bambino turco la cui famiglia vive in un’area degradata, con poche risorse economiche a disposizione, che negli anni centrali per il suo sviluppo si forma a casa, entrerà nella scuola primaria dotato di idee preconcette inculcategli in famiglia e difficili da sradicare, che si porteranno dietro conseguenze nell’adolescenza e nell’età adulta. Tra queste idee preconcette, l’odio verso l’altro e, nello specifico, verso i curdi, in una guerra tra poveri e disperati in cui si incolpa il diverso della propria mancanza.
Lo stesso discorso vale per il bambino curdo che, allo stesso modo, non ha avuto accesso all’educazione prescolare e la cui ostilità verso i coetanei turchi verrà fomentata in famiglia ed esploderà con l’inserimento a scuola, con l’aggravante dello svantaggio linguistico di cui già discusso.
Laddove presente, l’educazione prescolare dovrebbe essere interamente nella lingua madre, specialmente per le minoranze: la formazione di una solida base linguistica nella lingua madre permette lo sviluppo cognitivo e facilita in seguito l’apprendimento della lingua maggioritaria del paese, come affermato in precedenza.
Negli ultimi anni la Turchia ha fatto qualche passo avanti nell’estendere l’educazione infantile, ma resta ancora molto da fare e l’accesso all’educazione prescolare rimane ad oggi un fenomeno quasi elitario.
Occorre sempre tener conto della differenza regionale: se osserviamo la situazione generale dello stato dell’educazione prescolare in Turchia, la situazione apparirà più rosea, ma nel mio lavoro mi riferisco principalmente al sud-est del paese, dove il tasso d’iscrizione a scuole dell’infanzia nel 2013 era del 12,9% per bambini tra 3 e 5 anni contro il 59,2% del distretto di Amasya, nella regione del Mar Nero.
Tali percentuali rispecchiano purtroppo le disparità nell’indice di sviluppo umano delle diverse province del paese e rispecchiano una linea politica precisa del governo turco volta a favorire lo sviluppo di alcune aree piuttosto che altre.
Nella sua tesi magistrale sulla questione curda, Muttalip Çağlayan individua come esempi di violenza culturale e strutturale del conflitto mancata inclusione politica dell’identità turca, indisponibilità di accesso a educazione e servizi pubblici nella lingua madre, distribuzione ineguale della ricchezza, disparità interregionali ed alienazione culturale, per fare solo alcuni esempi.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Educazione, odio interetnico, identità: la questione curda nel Sud-Est della Turchia
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Informazioni tesi
Autore: | Valentina Locatelli |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2015-16 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Internazionali e Istituzioni Europee |
Relatore: | Paola Alessandra Rebughini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 64 |
Questa tesi è disponibile nelle seguenti traduzioni:
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