Don Lorenzo Milani: una pedagogia del dissenso

Il processo stesso, ed in particolare l’intervento scritto del priore fu dunque una “lezione”, un esempio di responsabilità civica e civile dal valore pedagogico – educativo inestimabile. Un tipo di lezione a cui don Milani ricorre spesso, perché nulla più della pratica , del mettersi in gioco, può stimolare la curiosità e, di conseguenza, condurre ad un reale apprendimento. Don Lorenzo ha, infatti, in più di un’occasione, lanciato ed argomentato denunce e critiche spietate alle istituzioni: Scuola, Società e Chiesa. Lui, insieme ai suoi ragazzi le ha bombardate e quasi demolite, ma allo stesso tempo ha dato loro una dignità rispettandole profondamente. Ma cosa si intende con l’espressione “formare per una cittadinanza attiva e responsabile”? Per comprendere l’ottica del Priore in merito all’argomento, occorre partire dalla già citata definizione di politica che dà:
Ho imparato che il problema degli altri è uguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica; sortirne da soli è l’avarizia.

Definizione quanto mai impegnativa che tira in ballo le coscienze di tutti, nessuno escluso; che scuote le persone invogliandole a “sporcarsi le mani”. Un no netto al qualunquismo, al non schierarsi, alla sterile e apatica equidistanza. Una definizione che affonda le sue radici nell’origine stessa della parola Politica: la Polis ateniese e’ l’emblema della condivisione, dei cittadini che decidono insieme, che sono la città e che la fanno. Bisogna che la scuola, in quanto agenzia educativa per eccellenza, ritenga fondamentale l’educazione civica, ed ognuno di noi consideri la cittadinanza responsabile un dovere ed un diritto.

Ed è proprio l’educazione alle scelte una delle intuizioni più rilevanti che derivano dalla scuola di Barbiana! Così come la promozione del motto I CARE in contrapposizione al diffuso menefreghismo , all’ignoranza e all’indifferenza. Il tutto per rendere noi cittadini sovrani, liberi e colti; capaci di voler bene e di fare le scelte giuste. Un valido esempio dell’importanza che don Milani conferisce a questo particolare aspetto dell’educazione è lo studio della Costituzione Italiana che egli fa intraprendere ai propri ragazzi. Quanti richiami questi fanno allo sciopero, al voto, alla lingua e ai diritti negati, soprattutto nella Lettera a una professoressa. Sono proprio la Costituzione e il Vangelo gli strumenti che hanno permesso al priore ed ai suoi allievi di sferrare le arcigne e spietate critiche e denunce talmente ben architettate da attirare l’attenzione sia del popolo che degli intellettuali per decenni.