La crisi finanziaria: cause, conseguenze e responsabilità

Il 15 settembre 2008, data in cui Lehman Brothers è andata in default, le sofferenze del sistema finanziario mondiale sono esplose in una crisi di cui paghiamo tuttora le conseguenze. Le Borse hanno perso circa il 20%, l’Euribor a 3 mesi (tasso al quale le banche si prestano i soldi), fino a quel momento vincolato sotto quota 5%, è balzato al 5,40%, sui massimi di sempre.
Da quel giorno, purtroppo, nella testa dei banchieri si è fatta largo una tragica verità: se fallisce Lehman Brothers può fallire qualsiasi banca al mondo.
La conseguenza è che le banche hanno smesso di prestarsi soldi. Fino al giorno prima non è che problemi non ce ne fossero, ma almeno c’era la convinzione diffusa che il governo degli Stati Uniti sarebbe “sempre” intervenuto per salvare le situazioni più critiche. Lo aveva fatto con Bear Stearns, con Fannie Mae e Freddie Mac, perché non farlo anche con Lehman Brothers?
La decisione del Governo degli Stati Uniti di far fallire Lehman Brothers, per gli effetti che ha avuto sui mercati finanziari mondiali e nell’ambito del sistema finanziario stesso, ha costretto le banche centrali e i governi di tutto il mondo ad intervenire per salvare i propri istituti di credito, se avessero fatto fallire altri istituti di credito sarebbe stato il panico totale, non solo nei mercati o nel sistema finanziario ma anche e soprattutto tra i piccoli risparmiatori, difficilmente le banche avrebbero riconquistato la fiducia dei depositanti, questo avrebbe sicuramente contribuito ad amplificare la crisi di liquidità nel sistema finanziario.
Alla luce di quanto detto, la scelta di far fallire Lehman Brothers, è stata giusta da un punto di vista etico, tutti definirono “coraggiosa” la scelta del governo, tuttavia, per gli effetti che ha prodotto tale decisione, il colosso Lehman Brothers doveva essere salvato.