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L'apprendimento del cinese e dell'italiano: esperienze di studenti universitari a confronto

Due sistemi verbali a confronto

Quest'ultimo paragrafo del primo capitolo evidenzia le differenze tipologico-strutturali tra il verbo cinese e quello italiano: "a differenza di quanto avviene in italiano e in generale in tutte le lingue flessive che prevedono marche morfologiche opportunamente dedicate al verbo, in cinese, come in tutte le lingue isolanti, il verbo non si distingue dal nome o dall'aggettivo o dall'avverbio" (Banfi & Ramat 2003: 461-462).

Dal punto di vista tipologico, il cinese è una lingua la cui struttura della frase è SVO; per capire quale sia il verbo in una frase basta perciò controllare la struttura stessa della frase. Inoltre, per stabilire quando una parola cinese è un verbo, Chao Yuen Ren (1968) scrive che basta guardare se essa è modificata dall'avverbio 不 bù o se è seguita dal suffisso 了 le; l'avverbio è la particella utilizzata per la negazione e il suffisso serve a indicare che un'azione è stata conclusa.

Il tempo, il modo, l'aspetto e la diatesi dei verbi cinesi sono indicati mediante mezzi lessicali o
sintattici (Banfi & Ramat 2003) e il carattere che indica il verbo rimane invariato. Per esempio, il carattere 参加 cānjiā indica il verbo "partecipare" e viene utilizzato con tutte le voci verbali, qualsiasi sia il modo e il tempo verbale in questione. Può significare perciò "parteciparono", "parteciperò", "partecipassi"…

La nozione di tempo spesso viene indicata tramite elementi lessicali, avverbi o le cosiddette particelle aspettuali-modali: 了 le, posta subito dopo il verbo, che indica l'aspetto compiuto/perfettivo di un'azione, 呢 ne a fine frase o 着 zhe dopo il verbo che indicano la forma progressiva, 过 guo che indica un'azione avvenuta almeno una volta nel passato.

L'italiano presenta invece tre coniugazioni, con molti verbi che non le seguono perfettamente in quanto sono irregolari, e una serie di paradigmi che indicano le categorie di modo e di tempo: si parla di indicativo diviso in presente, imperfetto, passato remoto, futuro semplice, passato prossimo, trapassato prossimo, trapassato remoto, futuro anteriore; congiuntivo presente, passato, imperfetto e trapassato; condizionale presente e passato; participio presente e passato; gerundio presente e passato; imperativo; infinito, ognuno dei quali ha un uso specifico.

Tale divisione non viene seguita rigorosamente neanche da persone madrelingua italiana in quanto si osserva che nell'italiano contemporaneo, per esempio, l'uso dell'indicativo imperfetto è in concorrenza con il condizionale, che il passato prossimo è sempre più usato al posto del futuro anteriore e che il futuro semplice viene spesso sostituito con il presente.

Questo primo capitolo ha voluto mettere in risalto alcune delle principali differenze che possiamo riscontrare tra queste due lingue e nel capitolo 3 emergeranno alcuni altri elementi che differiscono tra cinese e italiano in base alle difficoltà che il campione di persone ha riscontrato durante l'apprendimento delle due lingue.

Questo brano è tratto dalla tesi:

L'apprendimento del cinese e dell'italiano: esperienze di studenti universitari a confronto

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Informazioni tesi

  Autore: Ambra Valente
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2021-22
  Università: Università degli studi di Genova
  Facoltà: Lingue e Culture Moderne per l'Impresa e per il Turismo
  Corso: Lingue e culture moderne
  Relatore: Chiara Fedriani
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 43

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Parole chiave

insegnamento
apprendimento
lingua italiana
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