''Positif'' 1976
Divergenze nella rivista Positif oltre gli anni settanta
Uno dei pomi della discordia, come abbiamo detto, fu certo Rossellini, colpevole di “aver spinto il neorealismo verso la cristianità” (il fatto che Rossellini sostenesse di non credere in Dio non interessa affatto i nostri).
In questo caso, a mio avviso, l'approccio formalista dei “Cahiers” si è dimostrato molto più aperto e, in ogni caso, fecondo rispetto a quello più “militante” di “Positif”. Ma la forza di tale militanza è anche nella sua non categoricità, e quindi possiamo notare come ci si interessi senza imbarazzo a un regista come George Sidney, a cui i “Cahiers du Cinema” hanno conferito, piuttosto, una reputazione da buon artigiano, in quanto poco “presente” nei suoi film.
Scovare tra le righe dei numeri qui analizzati gli attacchi rivolti ai colleghi-rivali può rivelarsi quasi un gioco appassionante. “Positif”, ad esempio, rivendica la scoperta sia di molti registi asiatici sia, più recentemente, dei registi francesi degli anni Novanta (internazionalisti, quindi, ma nient'affatto indifferenti a ciò che si muove in patria), oltre al gran lavoro di rivalutazione della commedia italiana. Pur condividendo l'entusiasmo cahiersiano per Robert Aldrich, lo si smonta parzialmente, negando nella maniera più categorica il paragone, avanzato dai colleghi, con Orson Welles.
Si ironizza sul “numero incommensurabile” di pagine dedicate da costoro a Jean-Marie Straub. Si rivendica la grandezza di John Huston, contro lo snobismo dei rivali nei suoi confronti (difesa simile a quella di George Sidney). Si appoggiano e apprezzano, tutti film americani che propongono una controcultura o che comunque stridono con il sistema capitalistico che li ha partoriti (mentre altrove, riprendendo l'espressione di Alain Masson, si tira su “il grano e la crusca”).
Occorre inoltre osservare che ogni polemica non è certo disgiunta da una certa competizione commerciale tra le due riviste, la cui dinamica consiste fondamentalmente in un'ostinata ricerca da parte dei positifiani di spodestare i “Cahiers” privandoli di quell'aura di “sacralità” che la storia della critica cinematografica ha loro conferito. Non sia inteso, ciò, in cattiva fede.
Ognuno la pensi come vuole, ovviamente, ma trovo che un'esplorazione dei rapporti tra “Positif” e gli autori della Nouvelle Vague scaturiscano le divergenze più interessanti, talvolta le più feroci.
Questo brano è tratto dalla tesi:
''Positif'' 1976
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Informazioni tesi
Autore: | Raffaele Pavoni |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | DAMS - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo |
Relatore: | Cristina Jandelli |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 582 |
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