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Guerre e propaganda: media e PR nel conflitto mediorientale

Distorsione storica e “miti” sul conflitto: l’occasione perduta di Camp David

Come accennato in apertura, la propaganda odierna, pur non disdegnando di tanto in tanto la censura, opta preferibilmente per sistemi più sottili; per il caso specifico qui analizzato abbiamo presentato e presenteremo come esempi lo sfruttamento di gap linguistico culturali - vedremo il caso del MEMRI - , la riproposizione costante di pregiudizi consolidati da secoli nella cultura comune, - conseguenze dell’orientalismo- o l’attenzione particolare verso alcuni episodi storici che hanno particolarmente segnato la nostra epoca, talvolta facendone un uso spropositato come nel caso dell’Olocausto.
Ricordando lo stile della propaganda delle dittature europee degli anni ‘30, Germania e Unione Sovietica in primis, si può anche affermare come le tecniche fossero molto semplici, quasi elementari. Proprio questa semplicità può, a mio avviso, far sì che i giochi della propaganda possano essere in realtà ancora più invisibili e perciò, pericolosi. Si ricordi la questione di Gaza e la Cisgiordania. Questi lembi di terra al confine con l’Egitto e la Giordania, sono territori occupati da Israele dalla guerra del 1967, per cui l’Onu ha esplicitamente dichiarato lo sgombero e l’effettiva restituzione ai legittimi proprietari con la risoluzione 242. Solo nel 2004 Sharon ha deciso di procedere con lo smantellamento delle colonie presenti nella zona. Il ritiro da Gaza avrebbe potuto significare un avvicinamento alla soluzione, ma come afferma Campanini, quella di Sharon fu una soluzione ambigua: si trattò infatti di una decisione unilaterale, presa senza consultazione con la controparte palestinese. I media diedero risalto a questo avvenimento, ma non si può dire che questa prassi sia stata costante o che ora le cronache del Medio Oriente siano più complete.
È vero che la durata del conflitto non rende possibile che ogni volta che si parla di Israele e Palestina si ripercorrano le tappe dei decenni precedenti, dalla nascita di Israele al ritiro delle colonie. Questo è vero se ci riferiamo soprattutto ai telegiornali. Bisognerebbe però che si precisasse sempre come lo sgombero non sia stato un regalo di Sharon ai palestinesi, ma un atto per cui la comunità internazionale si è chiaramente espressa, e un gesto che, come abbiamo visto sopra, può far discutere per le modalità con cui è stato deciso.

Questo brano è tratto dalla tesi:

Guerre e propaganda: media e PR nel conflitto mediorientale

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Informazioni tesi

  Autore: Maria Dore
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2008-09
  Università: Università degli Studi di Sassari
  Facoltà: Lettere e Filosofia
  Corso: Scienze della comunicazione
  Relatore: Massimo Ragnedda
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 108

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