Un tuffo nel mare del teatro. Il progetto ''Mediterraneo'' della Biennale di Venezia 2008-2009
Discutere sul Mediterraneo per parlare di Mediterraneo
Il mare Mediterraneo è da sempre oggetto di analisi, riflessioni, discussioni, scontri e incontri. Lo stesso aggettivo-sostantivo che contraddistingue questo mare, mediterraneo, ha una storia tutta sua: «Il Mediterraneo riceve diversi nomi, a seconda delle terre fino a cui arriva», annota con semplicità Mercatore nella prefazione del suo Atlante (Amsterdam 1609).
Denominazioni che dipendono dalla sua posizione, dal rapporto con le terre che bagna e dai legami con i popoli che vivono sulle sue sponde. Mare Magnum, mare che sta dietro, mare dei Filistei sono alcuni dei nomi più comuni, rintracciabili pure nella Bibbia, ma è l’attenzione sul termine mediterraneo, mediterraneus in latino, il centro del nostro discorso.
In origine, questo aggettivo non doveva essere corretto: diversi grammatici avevano consigliato di sostituirlo con mediterreus, ma evidentemente tali raccomandazioni non sono state accolte soprattutto nel momento in cui comincia ad avere un largo uso, cioè nell’epoca in cui Roma diventa una potenza marinara.
Mediterraneus significa “in mezzo alle terre”, intendendo così già fin dal nome che il mare non è dove finisce una terra ma dove ne comincia un’altra, un “medium” tra diversi piuttosto che un confine o una barriera. Per i Romani assume lo stesso valore anche Mare Nostrum – del resto era ovvio, si trattava di un lago interno al loro sterminato Impero – e Mare Magnum perché in confronto ad esso gli altri mari sono piccoli. L’Impero è crollato, altri imperi, invasioni, guerre e varie vicende storiche sono seguite, ma il Mediterraneo è ancora lì, in tutta la sua bellezza geografica e naturale, che bagna la terra circostante fino a Oriente, abbracciando contemporaneamente Europa, Africa ed Asia.
Superato lo “scoglio” del significato etimologico, rimane da affrontare la questione più importante, vale a dire la definizione del Mediterraneo: è un puro spazio geografico, una regione della storia delle civiltà, un sub-sistema della politica internazionale oppure, più genericamente un mare che separa (e unisce) altre regioni?
A tal proposito, numerosissime sono le risposte date: studiosi di ogni genere, politici di ogni paese, appassionati turisti o inguaribili “scopritori” hanno da sempre provato (e lo fanno tuttora) a dare una definizione del Mediterraneo, nella maggior parte con esiti tanto personali quanto eterogenei, talvolta contrastanti e talvolta concilianti. Tutto questo per farci riflettere su una cosa molto importante: forse non esiste “la” definizione, quindi una risposta oggettiva, univoca e quindi riconosciuta da tutti. E forse è un bene che la situazione sia questa.
«È difficile conoscere l’intero Mediterraneo» scrive nelle prime pagine del celeberrimo Breviario Mediterraneo Predrag Matvejević, professore, studioso e scrittore che non ha certo bisogno di presentazioni. Una frase, detta in questi termini, schietta a tal punto da sembrare un pretesto per non addentrarsi e scavare nelle “profondità” della conoscenza del mare, ma non è così. Sono infatti le parole di una persona che lo conosce bene grazie al suo personalissimo percorso attraverso luoghi, popoli e mestieri, una conoscenza derivata dalla navigazione per mare, via terra tra le sue sponde e nell’immediato entroterra.
Una conoscenza che lo ha portato a confrontarsi con popoli e popolazioni differenti, usi e costumi multiformi, dotati ciascuno delle proprie peculiarità ma uniti dall’ “abbraccio” mediterraneo, un abbraccio che a detta dello stesso Matvejević, si intuisce e percepisce negli odori e profumi, negli sguardi delle persone e, persino, nelle imprecazioni. Una conoscenza che ha anche il sapore della consapevolezza che «il Mediterraneo è a un tempo simile e in altro diverso a se stesso»: diversità geografiche, con alternanza di paesaggi montuosi e zone costiere; diversità climatiche, che sfatano il mito del clima mediterraneo univoco – per intenderci, quello che viene scritto sui libri di geografia per le scuole; diversità storiche, per le innumerevoli civiltà che si sono succedute nei secoli e tutte le derivazioni del caso, quindi diversità economiche, politiche e culturali.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Un tuffo nel mare del teatro. Il progetto ''Mediterraneo'' della Biennale di Venezia 2008-2009
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Informazioni tesi
Autore: | Alberto Goattin |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi Ca' Foscari di Venezia |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Scienze e tecnologie delle arti figurative, musica, spettacolo e moda |
Relatore: | Carmelo Alberti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 123 |
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