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Matrimonio Canonico e dinamiche Processuali al tempo del Web

Dipendenza da selfie

Al pari di tanti altri, il fenomeno dei selfie può apparire alquanto innocuo, sino a quando però lo scattare autoritratti diventa per la persona un'abitudine quotidiana irrinunciabile, a tal punto da manifestare sintomi di astinenza (proprio come avviene con le sostanze stupefacenti) nel momento in cui è nella impossibilità di postare foto. Numerosi, tuttavia, sono gli esperti in materia che nell'analizzare questo nuovo bisogno hanno parlato di "Cultura del narcisismo" o, addirittura, di "Epidemia del narcisismo"91.

A tal proposito, la ricercatrice italiana Erica Benedetto è riuscita a dimostrare come il farsi selfie rinforzi fortemente i tratti narcisistici di personalità. Muovendo da tale assunto ella è pertanto giunta a ipotizzare l'esistenza di una profonda correlazione tra la periodicità di utilizzo dei social e il disturbo narcisistico che scaturisce a seguito della costante pubblicazione dei selfie92.

Il narcisismo cd. digitale, dunque, si caratterizza per tutta una serie di azioni estremizzate che oscillano tra il continuo scattarsi autoritratti e la condivisione di momenti anche privati e particolarmente intimi della propria quotidianità, sino al punto da rendere tale azione una estensione dell'Io. Ecco, quindi, come questo volersi mettersi in mostra spettacolarizzando sé stessi possa trasformarsi in un modo attraverso cui affermare la propria esistenza. In buona sostanza, parafrasando il pensiero del Mauceri, è come se il dipendente da selfie esistesse al sol scopo di essere visto e riconosciuto93.

In quest'ottica il web non farebbe altro che incoraggiare lo sviluppo e la diffusione della cultura narcisistica attraverso l'esibizione di identità seducenti e il più delle volte fittizie, portando l'individuo a non costruire più sé stesso per come è davvero, ma a fingere ciò che non è pur di convincere e piacere agli altri.

Proprio il narcisismo digitale ha, tuttavia, segnato la nascita di nuovi disturbi in un qualche modo legati ad esso, nonostante non siano ancora stati ufficialmente riconosciuti all'interno dei Manuali diagnostici: trattasi della nomophobia, del phubbing e del vamping94.

Il termine nomophobia delinea la paura o il terrore che la persona affetta da tale dipendenza ha di rimanere senza cellulare o connessione internet. Essa viene per lo più considerata una dipendenza di natura comportamentale che si manifesta nel momento in cui il soggetto che ne è affetto utilizza lo strumento digitale per buona parte della giornata, sino al punto di favorire l'insorgenza di disfunzioni significative nell'ambito delle principali aree esistenziali, ovvero quella personale, relazionale, scolastica, familiare o affettiva95.

Il termine phubbing, invece, nato dalla fusione delle parole phone e snubbing (che tradotto in italiano significa snobbare), vuol descrivere l'atteggiamento tipico di coloro che, in compagnia di altri, snobbano quest'ultimi prediligendo l'utilizzo del proprio cellulare. L'eccessivo uso, a volte anche ossessivo dello smartphone, a parte che creare dipendenza può portare a vivere conflitti interpersonali, minando il benessere personale e relazionale, generando conseguentemente a ansia e insicurezza nelle relazioni96.

Il vamping, infine, è un fenomeno caratterizzato dalla tendenza a restare connessi sui social anche durante le ore notturne. Nato negli Stati Uniti, ma oggigiorno particolarmente in voga anche in Italia, colpisce prevalentemente i giovani, considerati prede più facili. I segni che generalmente distinguono il fenomeno in oggetto sono: il frequentare i social anche di notte, il dormire poco, stati di irritabilità e nervosismo, scarsa attenzione a causa della stanchezza accumulata, basso rendimento scolastico per i ragazzi e lavorativo per gli adulti. Tra le conseguenze più comuni, invece, si annoverano: i disturbi dell'umore, debolezza per lo più determinata della progressiva perdita del sonno, frequenti episodi di cybersickness, ovvero vertigini, nausea, continuo mal di testa e stato confusionale97. Considerato al pari di un vero e proprio fenomeno sociale, il vamping, a detta di numerosi neuropsichiatri, non va assolutamente sottovalutato in quanto le alterazioni dell'umore che determina può essere sintomo anche di un disturbo umorale già presente nel soggetto e che lo spinge a trovare rifugio nel Web anche (e soprattutto) di notte.


91 Cfr. M. MASIP, Disconnessi e felici. Riconoscere la dipendenza da internet e da cellulare per fare un uso adeguato delle nuove tecnologie, Il Punto d'Incontro, Vicenza, 2019, p. 42.
92 E. BENEDETTO, Facebook delle mie brame: la relazione tra utilizzo di social network, selfie e narcisismo, in https://www.stateofmind.it/author/ericabenedetto/page/2/
93 Cfr. S. MAUCERI, L. DI CENSI, Adolescenti iperconnessi. Un'indagine sui rischi di dipendenza da tecnologie e media digitali, Armando, Roma, 2020, p. 111.
94 Cfr. R. GIUFFRÉ, G. FASOLI, Notte digitale. Un viaggio dentro nomophobia, FOMO, vamping, phubbing, Flaccovio Dario, Palermo, 2022, p. 39.
95 Ivi, pp. 40-41.
96 Ivi, pp. 43-44.
97 Ivi, pp. 45-46

Questo brano è tratto dalla tesi:

Matrimonio Canonico e dinamiche Processuali al tempo del Web

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Informazioni tesi

  Autore: Marco Di Bari
  Tipo: Laurea magistrale a ciclo unico
  Anno: 2022-23
  Università: Università degli Studi di Bari
  Facoltà: Giurisprudenza
  Corso: Giurisprudenza
  Relatore: Carmela Ventrella
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 176

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