Capire l’anziano e consolidare se stessi tra psicologia clinica ed etica professionale

Ospizio, ricovero, anticamera della morte, clinica di lusso, residence, parcheggio, centro, casa, rifugio, alternativa, ecc … , ecc … , ecc … .
Sono parte di un elenco infinito di termini, parole, e definizioni attribuite a luoghi in cui ci si occupa e ci si prende cura di persone vittime di quel tremendo male causato dall’avere superato i cinquant’anni d’età.
Oggi, in questa parte di mondo vengono promossi e pubblicizzati una serie sempre più vasta di integratori, complessi vitaminici ( che credo minino seriamente la vita ), viagra, cosmetici antietà, vari ed affini, che drammaticamente stanno alimentando l’idea perversa e distorta di combattere il procedere inesorabile del tempo per non si sa bene cosa, non si sa bene perché e soprattutto per chi, se per se stessi o per una parte immaginaria e fantastica di se. Una parte, della quale pare non si riesca più a contenere la richiesta di attenzioni e di esigenze, a discapito dell’altra parte, quella intima che invece soffre e viene sempre più, in modo palesemente masochistico, compressa e relegata in un silenzio imposto per convenzione, ma che urla dentro ognuno generando conflitti interiori e frustrazioni sociali di dimensioni paurose ed altrettanto pericolose, tanto per l’individuo quanto per la società tutta.