Il bergsonismo in psichiatria: il caso della schizofrenia
Differenza e ripetizione come strumento di un'ermeneutica della schizofrenia
"Aspetto l'uragano e quindi aspetto la ripresa"
Søren Kierkegaard, La ripetizione: un esperimento psicologico
Questo Capitolo si propone di giungere alla comprensione, il più efficace possibile, di alcune interrogazioni sollevate nell'approfondimento del caso clinico posto in essere in precedenza; tra queste, l'interrogativo più urgente degno di riflessione è il seguente: "come dare senso al gesto della povera donna?". Si è difatti già argomentato sulla causalità che porta tale gesto alla scevra ripetizione, la quale è stata individuata in un'ottica para-diagnostica nel fenomeno accessorio del razionalismo morboso; tuttavia, muovendosi sul terreno del Tempo come lo abbiamo sempre ipostatizzato, rimane da sciogliere ancora il nodo del modus operandi che sta a fondamento del senso della ripetizione stessa. Non sarà dunque necessario elencare ulteriori caso o soffermarci sulla storia della psichiatria, poiché l'obiettivo viene ad essere in questo Capitolo, cruciale: si tenterà infatti di avvicinarsi al cristallo costituente della condizione schizofrenica attraverso gli strumenti del bergsonismo deleuziano, avendo già fatto esperienza del lavoro empirico operato da Minkowski. Un lavoro tuttavia, per deformazione professionale, che si è arrestato sul piano descrittivo ma, come si vedrà presto, dal quale Deleuze avanzerà oltre senza esitazione. La disamina che si vuole porre a base del ragionamento pone il suo baricentro sullo scritto Differenza e ripetizione del filosofo francese; quest'ultimo tuttavia costituirà solo il perno della riflessione, in quanto, trasversalmente, altri testi, non solo deleuziani, andranno a corroborare la tesi secondo cui, slanciandosi verso un completo cambio di paradigma prospettico, la povera donna ripete morbosamente ma, anche in questa ripetizione, l'angolo cieco che ne è il movente incomunicabile, per noi possa risultare significante. Per significante non intendo asserire che l'incomunicabile si renda concetto, piuttosto che ciò che muove la donna, per il modo in cui muove il corpo attraverso il gesto, sia esso stesso talmente interrotto e inconcludente da farsi spazio tra le maglie dal concettualismo che lo vorrebbe asservito alla logica del razionalismo morboso.
È secondo accordi che la donna possa esservi definita in senso diagnostico, tuttavia non senza provare ad andare oltre: il prosieguo della comprensione rappresenta il tentativo ultimo del compito che la filosofia muove verso la psichiatria e che la stessa mutua a quest'ultima. Reciprocità abbiamo già detto, connotandola nella fenomenologia della percezione del chiasma di merleau-pontyana memoria. Approccio per penetrazione, per intuizione in grado di responsabilizzare il soggetto nella presa di coscienza di un oggetto esterno che ha potere di affetto su di lui: incondizionatamente. Osservare il razionalismo morboso della biografia della paziente significa altresì essere osservati, non da ella ma da come costei si relaziona nel mondo rispetto al normale. Logica del senso che per il soggetto normale significa arricchirsi di senso nel Reale, tendere all'attuale e all'attenzione mondana verso gli oggetti esterni ad esso mentre per lo schizofrenico è sinonimo di immobilità pietrificante. Borgna pone due finalità agli atti dei paradigmi umani qui presentati: speranza per il normale, disperazione per le conseguenze della psicopatologia. E viceversa. Noi seguiremo quest'ultima questa via. Da qui, perciò, si vuole iniziare a comprendere la natura dello schizofrenico: non fermo ad una teleologia che lo vorrebbe asservito alla natura coatta del corpo, bensì capace ancora di movimento, di danze e di organizzare banchetti e feste in quello che sembra essere un cristallo infrangibile, specchio di una gelida esistenza. Dunque Deleuze: per scardinare i portoni di ville abbandonate e comprendere se in esse non solo vi sia della logica residua, che abbiamo dimostrato non essere mai mancata né nel normale e nemmeno nel patologico, quanto piuttosto in che modo questa si relazioni con il Tempo Vissuto. Non si userà più tuttavia, questo sintagma, troppo descrittivo, troppo travestito; si preferirà perciò parlare del Passato come Virtuale. Quest'ultimo costituisce la tensione che soggiace ai movimenti del continuum e che dirige le linee di soggettivazione nel campo del grado intensivo piuttosto che dell'attualizzazione. Calato nel caso clinico significa ciò: la donna ripete ma non possiamo considerare il gesto come un cerchio chiuso, un leitmotiv sempre uguale. [...]
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il bergsonismo in psichiatria: il caso della schizofrenia
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Informazioni tesi
Autore: | Matteo Giuradei |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2020-21 |
Università: | Università degli Studi di Verona |
Facoltà: | Scienze Umanistiche |
Corso: | Scienze Filosofiche |
Relatore: | Federico Leoni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 86 |
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