La leadership negli sport di squadra

Il termine "leader" deriva dal verbo inglese to lead, che significa "guidare, condurre, dirigere". Il leader è dunque colui che sa guidare un gruppo di persone (followers, "coloro che seguono"). Il leader è da sempre stato colui al quale gli altri membri guardano per ricevere sostegno, rassicurazione, incoraggiamento, consiglio e decisione nei momenti critici.
Secondo Muzafer Sherif e Carolyn W. Sherif (1953; citati in Manzi e Gozzoli, 2009) riunendo alcuni estranei e dando loro un compito che richiede cooperazione, si potrà osservare con grande facilità che le interazioni tra le persone si struttureranno in una sorta di organizzazione informale, con tanto di ruoli e leadership ben delineati.
Ma quali sono i fattori personali e di gruppo che permettono a una persona di acquisire e mantenere un ruolo predominante? Quali sono quelle persone che sono più di altre in grado di influenzare piuttosto che di essere influenzate? Quali capacità deve mostrare un leader, designato o emergente, per esplicare al meglio il suo ruolo? Le prime trattazioni su questi temi si trovano già negli scritti di Platone, Plutarco, Machiavelli e poi di Tolstoj, che forniscono alcune spiegazioni relative agli elementi tipici di un capo e alle qualità che deve dimostrare. Più tardi nel novecento, intorno agli anni trenta, sotto la pressione dei fatti storici incombenti sull'Europa, si è sviluppato nell'ambito della psicologia sociale l'interesse per questo argomento, ampliatosi poi nel corso degli anni. La vasta letteratura formatasi fino ai giorni nostri, prevede moltissime definizioni di leadership qualificabili differentemente in base all'approccio teorico adottato. Non esiste infatti ancora un modello di riferimento universalmente riconosciuto e utilizzato da tutti gli studiosi, anche se ormai la maggior parte di essi concorda sul fatto che la leadership è un processo dinamico di reciproco influenzamento tra il gruppo e il suo leader, variabile in funzione dell'interazione tra il contesto, le caratteristiche individuali dei membri e la natura del compito che il gruppo stesso deve svolgere. Prendendo spunto da Behling e Schriesheim (1976; citati in Manzi e Gozzoli, 2009), per orientarci nella grande letteratura sviluppatasi, le teorie sulla leadership possono essere classificate in base al criterio dell'universalità, ovvero la focalizzazione sulla leadership in generale o sulla leadership in situazioni specifiche, e al criterio dell'innatismo, cioè l'attribuzione della leadership a caratteristiche innate di personalità o a comportamenti messi in atto dalle persone. In questa classificazione emergono 3 orientamenti: personologico, comportamentale e situazionale.