Analisi di dati relativi alle polveri contenute in una carota di ghiaccio antartico prelevate in località Talos Dome

I metodi più diffusi per la datazione della carote di ghiaccio si basano sull’individuazione di orizzonti di riferimento che ci permettono di far corrispondere ad un particolare segnale un evento, di cui è ben nota la datazione, avvenuto nel passato.
Le indagini più rilevanti si concentrano sui solfati di origine non marina (nssSO42: nonsea salt sulphates) e sul trizio (3H).

Si sono rivelati molto utili come orizzonti di riferimento quelli associati a picchi di acidità nei record dei nssSO42corrispondenti ad eruzioni vulcaniche esplosive. I solfati in atmosfera, a contatto con l’acqua, si trasformano in acido solforico e si ridepositano sul suolo formando strati ben visibili e utilizzabili per datare le carote di ghiaccio.
Una volta individuati i punti di riferimento stratigrafici la datazione si basa o su metodi sperimentali, in particolare quelli che misurano le variazioni stagionali di alcuni parametri (isotopi, solfati, polveri, ecc.), adatte alle scale temporali più brevi, o su modelli teorici.

Il maggior numero di carote prelevate fino ad oggi, provengono dall’Antartide, dalla Groenlandia ma anche da siti più piccoli posti a basse o medie altitudini. Il range temporale di ciascuna carota varia a seconda della profondità raggiunta; si va da decine d’anni a secoli, come nel caso della nostra carota prelevata a Talos Dome, che copre un periodo di tempo che va dal 1808 al 2000.