Il senso della morte nel Medioevo: percezione dell’Aldilà, culto delle sepolture e Danze Macabre
Danza Macabra a Clusone
Il motivo che sta alla base delle Danze Macabre francesi, tedesche, svizzere, inglesi, è quello di rappresentare il destino comune a tutti, ricco o povero, bambino o vecchio, sano o malato: il vivo scopre il suo doppio, quasi il suo sosia, nell’aspetto di un cadavere che preannuncia il destino finale. Il messaggio che deve cogliere lo spettatore è chiaro: inutile indulgere ai piaceri terreni poiché nessuno può sfuggire a una fine terribile; così il tema della satira sociale incontra il consenso di quella larga classe che soffre per le ingiustizie inflitte da ricchi e potenti. Inoltre, se l’Inferno, con l’installarsi del Purgatorio, si fa oggettivamente una remota possibilità, al fedele rimane comunque l’angoscia della morte improvvisa, di non essere riuscito in tempo a confessare i propri peccati; per questo la Chiesa accoglie il tema macabro sulle sue pareti. Questo terrore è, infatti, rappresentato visivamente dalla Danza Macabra, che non allude all’Inferno ma lo riporta alla memoria degli astanti nella crudele raffigurazione della fine imposta dagli scheletri che strappano i vivi alle loro occupazioni, all’improvviso e senza misericordia.
Del tutto diverso è invece il messaggio della Danza di Clusone: la lenta processione e i gesti pacati esprimono l’accettazione della morte come un destino comune a tutti i mortali; sono infatti appagati da una vita quieta e misurata coloro che si iscrivono alla confraternita dei Disciplini, dove non c’è posto per chi è povero o malato, salvo che non appartenga alla confraternita stessa. Per questo nell’affresco è assente la commiserazione dei miserabili, o l’attenzione alla loro sfortuna, perché mancano i rappresentanti degli strati più bassi della società: i mendicanti, i ciechi, gli storpi, i vecchi, ma anche le donne, sono assenti nella Danza clusonese. Nell’affresco si intravedono le donne solo nel loro accalcarsi dietro la porta da cui inizia la vera e propria Danza Macabra; una sola si mostra sulla soglia, bella, agghindata con uno specchio in mano orientato in modo da non riflettere il suo viso, ma lo scheletro vicino che la spinge ad iniziare la danza; essa però non ne fa parte, si presenta infatti molto più piccola degli altri personaggi.
Dopo la donna con lo specchio, segue il Disciplino con la divisa, personaggio del tutto eccezionale nella rappresentazione del tema, la cui presenza vuole dare visiva testimonianza della committenza e insieme sicura certezza di essere lui, insieme ai compagni della confraternita che guardano l’affresco, il destinatario della scritta soprastante: «O ti che serve a Dio del bon core, non havere pagura a questo ballo venire. Ma alegramente viene e non temere, poy chi nase e li convene morire». Il Disciplino è il servitore di Dio che per la sua condotta non teme l’ultimo ballo e nell’affresco apre la fila di personaggi che sembrano disposti in una linea ascendente di grado sociale: uomini e scheletri scorrono davanti a una lunga e bassa balaustra di marmo con un bordo delimitato da una doppia riga su cui compaiono teschi legati l’uno all’altro da una ghirlanda. Tra i personaggi della sfilata spiccano un lavoratore di umili condizioni, come mostrano le calze lacere sulle ginocchia, un garzone di osteria dall’espressione triste che impugna un bricco in legno per versare il vino, e un giovane biondo con uno scritto appena terminato in mano: l’innamorato al quale la morte impedisce per sempre di comporre e inviare poesie d’amore. Tutti i personaggi sfilano per mano al proprio scheletro in una danza quieta e dignitosa, accettando senza resistenza il proprio inesorabile destino.69
69 Chiara Frugoni, Simone Facchinetti, op. cit.
Questo brano è tratto dalla tesi:
Il senso della morte nel Medioevo: percezione dell’Aldilà, culto delle sepolture e Danze Macabre
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Informazioni tesi
Autore: | Ludovica Migliorati |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2022-23 |
Università: | Università degli Studi Guglielmo Marconi |
Facoltà: | Lettere |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Alberto Ricciardi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 71 |
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